Emergenza pandemia. Intervista a Mikhail Gorbachev

Fonte: Pavel Palazhchenko e Metta Spencer. Riportato su World Beyond War

Traduzione dall’inglese di Matteo Locatelli (team traduttori associazione Peacelink)


5 aprile 2020

D: Come ha appreso la notizia della pandemia?

R: Credo di averla presa un po’ come tutti. All’inizio speravo potesse essere controllata, arginata. Purtroppo ciò non è stato e l’epidemia si è diffusa in lungo e in largo. È stato necessario prendere misure e decisioni inedite. I capi politici, i cittadini e gli organismi internazionali si sono trovati in gravi difficoltà. Bisognerà analizzare nei minimi dettagli ciò che è successo ma la priorità ora è di riprendere il controllo della situazione e sconfiggere questo nuovo e malvagio nemico.

D: Come valuta le misure adottate?

R: Le priorità sono la sicurezza delle persone e salvare quante più vite possibile. Credo che le decisioni prese siano basate su evidenze scientifiche e sui consigli dei maggiori esperti. In questo momento sono tutti d’accordo con la necessità di misure di confinamento. È qualcosa che sia le autorità che la gente devono accettare. Molto dipende anche dal comportamento delle persone. La massima responsabilità e disciplina sono essenziali. Solo in seguito si potrà sperare che il peggio sia passato.

D: È già il tempo delle riflessioni? È d’accordo con il fatto che il mondo non sarà più come prima?

R: Dipende tutto da quali riflessioni si faranno. Mi ritorna in mente il modo con cui abbiamo affrontato la minaccia nucleare. Abbiamo capito che era un nemico comune, una minaccia per tutti noi e i capi delle due nazioni, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, dichiararono che nessuno avrebbe vinto una guerra nucleare e che mai la si sarebbe dovuta combattere. Poi si arrivò a Reykjavik dove si firmarono i primi trattati per l’eliminazione delle armi nucleari. Al giorno d’oggi, l’85% di quegli arsenali nucleari sono stati smantellati. Dobbiamo continuare in questa direzione ma oggi incontriamo nuove sfide. Insieme ai miei amici del forum dei vincitori del Premio Nobel abbiamo per anni spinto per una radicale revisione della politica internazionale.

Mi lasci citare il nostro appello del 2005:

“Soddisfare i bisogni umani e avere rispetto per la vita sono il fondamento della sicurezza umana. Un eccesso di spese militari alimenta l’insicurezza. Due settori dove la comunità internazionale deve investire maggiormente sono l’educazione e la salute, combattendo flagelli come l’AIDS, la malaria e la tubercolosi grazie a prevenzione e protezione” Cosa si può aggiungere? Solamente il nome della nuova terribile malattia.

Negli ultimi cinque anni tutto ciò a cui abbiamo assistito sono state discussioni su armi, missili e attacchi aerei. Ma non è ormai chiaro che la guerra e le armi non possono risolvere i problemi del mondo d’oggi? La guerra è una sconfitta, un fallimento politico! Questa pandemia, una tragedia comune, ci ricorda quanto sia inutile tentare di nascondersi ignorando le minacce di fronte a noi. Nel mondo d’oggi, nessuno può sperare di nascondersi!

Non mi stancherò mai di ripeterlo: occorre demilitarizzare il mondo degli affari, la politica internazionale e il pensiero politico e ritornare a investire per soddisfare le necessità di sicurezza dell’umanità. Bisogna ripensare il concetto di sicurezza. Sicurezza vuol dire prima di tutto dare cibo, acqua, peraltro un bene in scarsa quantità, un ambiente pulito e, soprattutto, fornire assistenza sanitaria.

Per garantire la sicurezza delle persone occorre sviluppare strategie, prepararsi, pianificare ed essere parsimoniosi. Questa dovrebbe essere la responsabilità dei capi nazionali e dei leader ad ogni livello.

Credo che si debba cominciare a preparare una Sessione d’Emergenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, da tenersi al più presto una volta stabilizzatasi la situazione.
Unico tema l’intera revisione di obiettivi e priorità globali.

D: Posso chiederle quali sono stati i cambiamenti per lei e per la Fondazione Gorbachev

R: Naturalmente ci siamo attenuti a tutte le restrizioni imposte e abbiamo cominciato a lavorare da casa. Comunico con i miei colleghi per telefono e abbiamo creato un gruppo di discussione online. Ci adatteremo nel caso la situazione dovesse cambiare. Mi è stato chiesto di scrivere un capitolo in più per l’edizione inglese del mio libro “What is at Stake Now” per aggiornarlo sui nuovi sviluppi. Ho accettato e ci sto lavorando.


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