“Le nostre vittorie nel 2021”: da ICAN un resoconto di fine anno

“Qualunque cosa sia successa quest’anno, il 2021 è stato una pietra miliare per il nostro movimento, dopo che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, rendendo le armi nucleari finalmente illegali secondo il diritto internazionale. Questo di per sé è un risultato che ha richiesto molti decenni di lavoro”. E’ quanto Daniel Högsta, Campaign Coordinator di ICAN, ha espresso nel resoconto che ha inviato in questi ultimi giorni agli attivisti del movimento.

Il rapporto prosegue con un elenco seppur parziale di risultati, sicuramente positivi:

  • 127 istituzioni finanziarie hanno smesso di investire nel 2021 in società che producono armi nucleari, con molte di esse che citano l’entrata in vigore del trattato e il rischio di una percezione pubblica negativa come ragioni per il cambiamento delle loro politiche di investimento.
  • Norvegia e Germania hanno annunciato che parteciperanno alla prima riunione degli States Parties del TPNW in qualità di osservatori, diventando così i primi Stati della NATO (e nel caso della Germania, uno Stato che ospita armi nucleari) a sottrarsi alla pressione contro il Trattato da parte degli Stati dotati di armi nucleari.
  • Accogliendo con favore gli 8 nuovi Stati che hanno aderito al Trattato e aiutando molti altri Stati ancora lontani nel loro processo interno per la ratifica, sappiamo che si uniranno nei prossimi mesi.
  • New York City chiede al governo degli Stati Uniti di aderire al Trattato e di far disinvestire i Fondi Pensione pubblici dalle Società legate alle armi nucleari.

In seguito, Daniel prosegue con un caloroso ringraziamento:

“Alla fine del 2021, voglio ringraziare te e tutti i nostri incredibili sostenitori per tutto ciò che abbiamo raggiunto insieme. Durante tutto l’anno, abbiamo avuto tanti motivi per festeggiare e abbiamo usato ogni vittoria come un’altra opportunità per fare pressione sui governi riluttanti affinché soddisfino le aspettative dei loro cittadini di un mondo libero dalle armi nucleari”.

L’imminente evento chiave che sarà il primo Meeting degli States Parties a Vienna nel marzo prossimo è un ulteriore motivo di incoraggiamento e di speranza. Infatti, “tra soli tre mesi, i Paesi che hanno aderito al trattato si incontreranno per la prima volta per discutere alcuni dei dettagli tecnici del trattato e impegnarsi a compiere passi concreti per adempiere ai propri obblighi. ICAN è incredibilmente orgoglioso di essere presente come coordinatore della Società Civile e non vediamo l’ora di condividere con voi ciò che avverrà”.


A proposito di finanziamenti alle industrie coinvolte nella filiera del nucleare: è adesso disponibile un sito web che aiuta a “come fare” per far sì che istituzioni bancarie, finanziarie ecc. distolgano la disponibilità di capitali dalle industrie coinvolte in varia misura nella produzione di ordigni nucleari o parti di essi.

ICAN Divest. “Nuclear weapons are a bad investment”


Vedi anche: Don’t Bank on the Bomb! Un esempio da imitare

Ambiente e disarmo nucleare. Un incontro a Roma con gli studenti liceali

“La CO2, lo scongelamento, i buchi dell’ozono, solo per parlare di alcuni aspetti del disastro climatico. Ma una esplosione militare nucleare?”

E’ ancora usuale l’idea della deterrenza come possibile “cuscinetto” a protezione dei conflitti atomici? Esiste la consapevolezza che la guerra può venire avviata anche per errore? E quali conseguenze per l’ecosistema? Un incontro con i ragazzi del liceo classico “Augusto” a Roma ha fornito la base per un approfondimento e una riflessione.

Nell’anniversario del Nobel a ICAN ecco un’iniziativa interessante che i liceali hanno voluto realizzare, partendo da un’idea del prof. Manlio Giacanelli, specialista neurologo, attivo in numerose iniziative per il disarmo e Presidente onorario di AIMPGN – affiliata italiana a IPPNW. Un corto autoprodotto che, attraverso l’attento montaggio dei vari video suggeriti, fa spaziare la conoscenza del rischio atomico ben oltre la storia degli eventi bellici del ’45 e dei tantissimi test nucleari che si sono succeduti fino ad epoche recenti. E fino a far descrivere quali sarebbero le terribili conseguenze all’intero ecosistema di un conflitto anche “limitato”, anche senza il coinvolgimento dei principali Nuclear States.

Espone così il prof. Giacanelli: “Un radioisotopo dell’Uranio 235 ha una emivita di 4.51 x 109 anni. Voi direte perché non si distruggono i magazzini di armi nucleari? Si è detto “la reciproca terribile minaccia frena una guerra nucleare”. Ma esistono gli “incidenti“ nucleari bellici, per errore.”

“Le conseguenze? Tutte diversificate e tutte dannose sia per l’ambiente sia per la salute umana. L’oscuramento dei cieli, le polveri, l’abbassamento della temperatura, i buchi dell’ozono, l’annientamento dell’agricoltura, le carestie. E le conseguenze dirette in termini di malattie sistemiche: leucemie, neoplasie, neomutazioni genetiche. Non è un caso se si registrano i maggiori tentativi di insabbiamento proprio sull’esito dell’esplosione proprio in termini di affezioni indotte nel tempo.”

 


Qua il video realizzato


Ma… Un segno di speranza?

Ricordiamo quanto è cambiato da cinque anni a questa parte! dall’idea che il possesso delle armi atomiche – uniche tra le armi di distruzione di massa a non essere state ancora proibite legalmente – siano un elemento fondamentale per evitare il conflitto e che la loro possibile riduzione potesse venire concordata per motivazioni strategiche o di convenienza politica. Il concetto di “impatto umanitario delle armi nucleari”, nel passato forse visto un po’ naïf o pensato circoscritto all’attivismo di base, solo a partire dal 2013 ha iniziato a far scalare la sua importanza tra le file istituzionali di governi e organizzazioni internazionali. E le progressive Conferenze – a Oslo, Nayarit, Vienna – furono il terreno fondamentale che portò nel 2017 all’attuazione in sede ONU del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, tuttora già ratificato da 56 Stati e vincolante ai fini del Diritto Internazionale.

Resta però un ultimo scoglio: nessuno dei Nuclear States (e nemmeno l’Italia) ha voluto apporre la firma al Trattato. Rimane sempre necessaria una spinta continua da Associazioni e cittadini per convincere e coinvolgere governi e parlamentari nella necessità urgente di un disarmo nucleare concreto e completo.

 

Leader del Congresso degli Stati Uniti spingono per una revisione progressiva della postura nucleare

Dal team di PNND – Parliamentarians for Nuclear Non-Proliferation and Disarmament – giunge la notizia di questo importante appello indirizzato al Presidente Biden, per una revisione della Nuclear Posture Review

Leader del Congresso degli Stati Uniti spingono per una revisione progressiva della postura nucleare

L’amministrazione USA ha avviato una revisione della postura nucleare – Nuclear Posture Review, NPR – un processo solitamente intrapreso ad ogni nuovo insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti. La revisione esamina e decide lo scopo, la strategia, la dottrina, la portata e le forze richieste per la politica di deterrenza nucleare degli Stati Uniti.

Il senatore Ed Markey, co-presidente del PNND, insieme ad altri 20 membri del Nuclear Weapons and Arms Control Working Group (NWAC), ha inviato ieri al presidente Biden una lettera congiunta congressuale invitandolo a “guidare il processo NPR per ridurre il ruolo delle armi nucleari USA nella nostra strategia di sicurezza nazionale, rinunciare allo sviluppo di nuove armi nucleari e sviluppare una politica dichiarativa più sana sull’uso delle armi nucleari.’

La lettera invita specificamente la Nuclear Posture Review a:

  • Ridurre il ruolo delle armi nucleari nella politica di difesa e sicurezza degli Stati Uniti, compreso l’impegno a non introdurre mai armi nucleari in un conflitto non nucleare, né a utilizzarle per primi in un conflitto nucleare (no-first-use policy);
  • Includere modelli sugli effetti climatici, ambientali e umanitari nella lista dei possibili bersagli USA e studiare opzioni praticabili per l’uso di armi non nucleari su quegli stessi bersagli;
  • Esaminare il numero e il tipo di nuove armi necessarie per deterrenza ad un attacco nucleare, raccomandando che gli Stati Uniti potrebbero ridurre in sicurezza le proprie armi nucleari strategiche dispiegate, fino a un terzo sotto i livelli degli accordi New START, indipendentemente da ciò che fa la Russia;
  • Riconsiderare i piani per rinnovare il deterrente strategico a terra (GBSD), che si stima costi ai contribuenti 264 miliardi di dollari nel proprio ciclo di vita;
  • Eliminare i nuovi tipi di armi nucleari del presidente Trump, la nuova testata W76-2 a basso rendimento sui sottomarini missilistici balistici statunitensi e il nuovo missile da crociera lanciato dal mare (SLCM) dotato di armi nucleari;
  • Impegnarsi a perseguire una robusta azione diplomatica con Russia e Cina sul controllo degli armamenti.

La lettera congiunta fa seguito a un appello molto simile che il senatore Markey e il rappresentante Ro Khanna hanno rivolto al presidente Biden il 3 marzo 2021, in cui i due membri del congresso hanno osservato che:

“Essendo l’unico Paese ad avere usato armi nucleari in un conflitto, gli Stati Uniti devono svolgere un ruolo di primo piano nell’assicurare che l’arma più distruttiva mai creata non venga mai più utilizzata. Nell’apportare le modifiche necessarie alla posizione nucleare e alla struttura delle forze statunitensi, la vostra Amministrazione può riflettere al meglio la dura e fredda realtà che non esiste una guerra nucleare vincibile”.

Good News? La speranza continua

Biden e Putin siglano un comunicato congiunto “on Strategic Stability”

Da ICAN un monito ai due leader

“Stabilità strategica nucleare” Sembra sottolineare un “congelamento”, un non-progresso nella strada del disarmo, quanto appare nell’intestazione del Joint Statement che i Presidenti Joseph R. Biden e Vladimir Putin hanno stilato lo scorso 16 giugno a Ginevra. Eppure è difficile, anche all’ombra dei disaccordi e della diffidenza reciproca dimostrati negli ultimi mesi dai due leader, non trovare in questo un piccolo spiraglio di speranza. Finish Reading: Good News? La speranza continua

Di Pace, Sanità e Premi Nobel. Un percorso che continua

A margine dell’approvazione – notizia giunta dal Comitato norvegese alla Fondazione Gorbachev Italia – della recente candidatura al Premio Nobel per la Pace della classe sanitaria italiana, in prima linea nella lotta al Covid-19, crediamo sia importante rammentare nuovamente il ruolo fondamentale svolto dai membri della classe medica aderenti a IPPNW nel lungo percorso, a partire dalla fondazione della campagna ICAN, che ha portato alla realizzazione del Nuclear Ban e al conseguente conferimento nel 2017 del Premio Nobel alla stessa ICAN.

Riportiamo allora alcuni stralci da un articolo pubblicato lo scorso 8 dicembre 2017 dal Giornale Diplomatico riferito proprio all’allora imminente consegna del Nobel a ICAN, alla cui cerimonia hanno presenziato, tra gli altri, anche il dott. Tilman Ruff – uno dei quattro co-presidenti mondiali di IPPNW – e il dott. Di Paolantonio presidente della Sezione Italiana.

“L’attività internazionale che ha portato alla Conferenza ed al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari ed al Nobel per la Pace ad ICAN è partita anche da una proposta fatta a Roma il 24 e 25 aprile 2010 al rappresentante del Comitato Internazionale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa dal rappresentante dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, nel corso di un working meeting del Segretariato dei Summit dei Premi Nobel per la Pace, svoltosi all’Hotel San Pietro di Roma.”

E sottolinea poi:

“L’iniziativa si è sviluppata dibattendo autorevolmente e diffondendo tra gli addetti i concetti scientifici fondanti l’impatto umanitario delle armi nucleari, cioè l’Inverno Nucleare e la Fame Nucleare, che a causa delle conseguenze climatiche dell’immissione di miliardi di tonnellate di polveri e fumi delle esplosioni nella troposfera che avvilupperebbero il pianeta facendo schermo alle radiazioni solari ne abbasserebbero le temperature medie stagionali gravemente impedendo la stessa fotosintesi clorofilliana e quindi i raccolti. In una guerra nucleare, anche limitata e non su vasta scala, tutto ciò potrebbe causare la morte, nel breve-medio periodo, di circa due miliardi di persone anche nell’emisfero non direttamente colpito dalle esplosioni.”

Più volte ci siamo soffermati quanto il rischio sempre crescente di un conflitto nucleare abbia ad essere combattuto con l’unica arma possibile, la prevenzione: poiché nessuna cura sarebbe possibile per alleviare le sofferenze dei sopravvissuti. E’ anche per questo che IPPNW, l’Associazione Internazionale dei medici per la prevenzione della guerra nucleare, non ha cessato di impegnarsi per l’abolizione dell’arma atomica. E che ricevette anch’essa nel 1985 il Nobel per la Pace.