Ventidue gennaio: va in vigore il Trattato

E’ una data importante. Le norme del Diritto Internazionale aggiungono un tassello decisivo nel cammino verso il disarmo atomico. Il Trattato per la Proibizione delle armi nucleari va in vigore.

Qua, due video per capire. E per ricordare.


The World Has Spoken


Fresh Hope:Warheads to Windmills

 

(courtesy Vicki Elson – http://www.nuclearban.us)

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Quarantennale di IPPNW

In questo mese di quarant’anni fa, dal 5 al 7 dicembre, un piccolo gruppo di medici visionari si riunì presso l’Hotel Le Richemond a Ginevra per gettare le basi per quello che oggi è IPPNW. In questo primo incontro dei fondatori di IPPNW – i medici americani Bernard Lown, James Muller ed Eric Chivian e i medici sovietici Evgeny Chazov, Leonid Illyin e Mikhail Kuzin – decisero di mettere da parte politica e ideologia per affrontare la più grande minaccia per la vita umana di tutti i tempi.

Nacque così lo sforzo instancabile di IPPNW per sradicare le armi nucleari.

NOTA: Vedi anche: Così fermammo gli Euromissili


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Armi nucleari: inumane, inaccettabili, e adesso illegali

Giamaica, Nauru e Honduras: queste le ultime Nazioni che hanno portato con la loro firma al raggiungimento delle 50 ratifiche necessarie per l’entrata in vigore del Trattato per la Proibizione delle armi nucleari. IPPNW, l’Organizzazione internazionale dei medici per la Prevenzione della guerra nucleare, ha prodotto una dichiarazione. Ecco una libera traduzione di alcuni stralci dello Statement.

“Oggi alle Nazioni Unite a New York, l’Honduras, assieme alla Giamaica e Nauru il giorno precedente, diventano le nazioni più recenti a ratificare il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), portando a 50 il numero totale di Paesi che hanno ratificato il Trattato. Superando la soglia di 50 ratifiche significa che tra 90 giorni, il 22 gennaio 2021, questo trattato entrerà in vigore legale e diventerà parte del Diritto Internazionale, vincolante per gli Stati che lo hanno già ratificato e tutti quelli che successivamente ratificheranno il trattato.

International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW) ammonì per la prima volta 40 anni fa che la guerra nucleare sarebbe stata il disastro umano e ambientale definitivo e richiese l’eliminazione delle armi nucleari. Mettere fuori legge queste armi genocide, al cui scopo IPPNW ha lavorato sin dalla fondazione della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) nel 2007, è un passo essenziale verso la prevenzione della guerra nucleare, e l’entrata in vigore del TPNW è un’enorme vittoria per la salvezza del pianeta.

Il trattato è particolarmente necessario di fronte al pericolo reale e attuale di una guerra nucleare più alto che mai. Le lancette dell’orologio dell’Apocalisse sono avanti più di quanto non siano mai state: 100 secondi a mezzanotte. Tutti e nove gli Stati dotati di armi nucleari stanno modernizzando i loro arsenali con armi nuove, più precise e “utilizzabili”; mentre i loro leader annunciano irresponsabili esplicite minacce nucleari.”

E la minaccia è tanto più grave considerando l’effetto catastrofico di un conflitto anche limitato:

“L’incenerimento radioattivo scatenato da una guerra nucleare mirato alle città in una parte del mondo, che coinvolga anche meno dell’1% dell’arsenale nucleare globale, sarebbe seguito da un’era glaciale nucleare mondiale e da una carestia nucleare, che metterebbe a rischio miliardi di persone.

Come hanno confermato l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Croce Rossa / Mezzaluna Rossa, i servizi sanitari e di emergenza non potrebbero rispondere in modo sostanziale ai bisogni delle vittime, anche di una sola arma nucleare esplosa su una città. Quando non esiste una cura, la prevenzione è imperativa.

In questa profonda crisi la visione e l’opportunità fornite dal TPNW sono tanto più cruciali e urgenti.”

Il Nuclear Ban Treaty coinvolge legalmente una tipologia di “armi di distruzione di massa” la cui proibizione non era stata ancora inserita nelle norme del Diritto Internazionale. Ma quanto è stato fatto per l’eliminazione delle mine, bombe a grappolo e armi batteriologiche e chimiche ha dato traccia al nuovo Trattato:

“Una lezione coerente è fornita dall’esperienza con armi biologiche e chimiche, mine terrestri antipersona e munizioni a grappolo. I trattati che hanno codificato il rifiuto di un’arma inaccettabile nel diritto internazionale hanno fornito una base e una motivazione cruciali per il progressivo lavoro di eliminazione di queste armi. Fornire uno standard legale per tutte le nazioni è stato essenziale per i progressi sostanziali compiuti nel controllo delle armi vietate. Tutte le armi soggette al divieto del trattato sono ora meno spesso giustificate, prodotte, scambiate, dispiegate e utilizzate. Nessuna arma indiscriminata e disumana è stata controllata o eliminata senza prima essere stata proibita.”

“Il TPNW colma un vuoto nel diritto internazionale che per troppo tempo ha visto l’arma più distruttiva mai inventata, l’unica arma che rappresenta una grave minaccia esistenziale per l’intera umanità e per la biosfera, come l’unica arma di distruzione di massa a non essere proibita secondo il diritto internazionale.

In un periodo buio, il TPNW fa luce sul percorso più promettente per liberare il mondo dal rischio di violenza nucleare indiscriminata. Il trattato non solo fornisce un divieto completo e categorico delle armi nucleari, ma fornisce anche l’unico quadro concordato a livello internazionale per tutte le nazioni, per adempiere al loro obbligo legale di eliminare le armi nucleari.

Inoltre il TPNW obbliga le nazioni che aderiscono a fornire assistenza a lungo trascurata per le vittime dell’uso e dei test di armi nucleari, e di intraprendere azioni di bonifica fattibile degli ambienti contaminati dall’uso e dai test di armi nucleari.

L’imminente entrata in vigore del TPNW fornisce un momento di verità. Gli Stati che prendono sul serio il disarmo nucleare aderiranno al trattato. Qualunque sia la loro iperbole, quelli che non si uniranno sono esposti come parte del problema piuttosto che come soluzione.

Il documento traccia anche un accenno di storia, a partire dalla fondazione di ICAN, e sottolineando l’impegno comune tra IPPNW e le altre Organizzazioni sanitarie internazionali:

“Siamo orgogliosi di aver fondato ICAN, che è diventata la principale coalizione per la campagna della società civile che lavora con i governi per concludere il trattato sul divieto delle armi nucleari. Per il suo lavoro ICAN è stata insignita del Premio Nobel per la Pace per il 2017.

Siamo inoltre orgogliosi di lavorare a stretto contatto con i nostri colleghi professionisti della salute presso la World Medical Association, l’International Council of Nurses e la World Federation of Public Health Associations, nonché il movimento internazionale della Croce Rossa / Mezzaluna Rossa, nel parlare con voce unita ed esperta riguardo la prova convincente e inconfutabile che qualsiasi uso di armi nucleari sarebbe una catastrofe assoluta, per la quale non è possibile alcuna risposta sanitaria e umanitaria, e quindi la prevenzione attraverso l’abolizione delle armi nucleari è l’unica linea d’azione responsabile.

Il coraggio e l’impegno di molti governi e diplomatici, spesso di fronte a riprovevoli pressioni da parte di Stati dotati di armi nucleari, hanno reso questo storico trattato una realtà, alle Nazioni Unite a New York il 7 luglio 2017. Siamo orgogliosi di lavorare con loro e impazienti di continuare a lavorare con loro per consegnare le bombe suicide globali, quali sono le armi nucleari, nella pattumiera della storia. Attendiamo con impazienza la prima riunione degli Stati aderenti a Vienna entro i prossimi 15 mesi per promuovere l’attuazione del trattato.

Chiediamo a tutti gli Stati di firmare e ratificare il trattato con la massima urgenza e di applicarlo fedelmente. Il tempo non è dalla nostra parte. Il trattato offre la nostra migliore speranza contro le nostre peggiori armi.”

Sono seguite le firme dei membri del Comitato Esecutivo di IPPNW:

  • Tilman Ruff – Co-Presidente IPPNW Australia
  • Daniel Bassey – Co-Presidente IPPNW Nigeria
  • Ira Helfand – Co-Presidente IPPNW Stati Uniti
  • Arun Mitra – Co-Presidente IPPNW India
Il documento originale: TPNW 50 ratifications – IPPNW statement_english

Dal Costa Rica un commento alla nuova ratifica al TPAN

L’ultima firma, dal governo delle Isole Fiji, ha fatto calare a 11 il numero di Stati ancora necessari per l’entrata in vigore del Trattato. Il Ministro degli Esteri costaricano approva e ne sottolinea la necessità.


Tre anni sono passati dall’approvazione alle Nazioni Unite del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (TPNW, Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons) e sembra che le ratifiche stiano avanzando a velocità sostenuta. L’ultima firma, dal governo delle Isole Fiji, ha fatto calare a 11 il numero di Stati ancora necessari per l’entrata in vigore del Trattato ai sensi del Diritto Internazionale.

 

Una dichiarazione importante e significativa viene dal Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica del Costa Rica, che fu una delle prime Nazioni ad aderire e ratificare il Trattato.

“Tutti i paesi che l’hanno ratificato hanno l’obbligo legale di incoraggiare gli Stati non ancora facenti parte, a firmare, ratificare, accettare, approvare o aderire ad esso, con l’obiettivo di raggiungere l’adesione universale. Ad oggi, 81 Paesi hanno firmato e 39 hanno ratificato lo strumento.” “Il Trattato è stato concepito per prevenire le catastrofiche conseguenze umanitarie che deriverebbero da qualsiasi uso di armi nucleari e rappresenta la volontà irremovibile della maggioranza dei popoli del mondo, di evitare il ripetersi dell’uso di queste armi, compresa la loro detonazione accidentale, errori di calcolo o progettazione. “

E la dichiarazione prosegue:

“Il fermo impegno del Costa Rica per il disarmo deriva, ma trascende, da una visione etica e umanistica. È il prodotto della propria esperienza storica e della conferma dell’impatto che un Paese ha optato per la smilitarizzazione. Certamente, con l’abolizione dell’esercito, in Costa Rica lo Stato ha disposto un incremento nella destinazione delle risorse in investimenti nell’istruzione, sanità e infrastrutture: i risultati di questo cambiamento della politica pubblica hanno generato una rapida trasformazione di tutti gli indicatori di sviluppo della società costaricana. È un chiaro esempio dei vantaggi di un sistema di sicurezza basato sullo sviluppo delle persone e delle capacità dello Stato.”

Ricordo che il Trattato è stato negoziato sotto la stessa presidenza del Costa Rica, su mandato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 71/258 del 23 dicembre 2016. Al raggiungimento di almeno 50 firme di ratifica esso diventerà giuridicamente vincolante e sancirà la proibizione nel possesso, nell’uso e la minaccia dell’impiego delle armi nucleari. Un processo già raggiunto nel passato per le altre “Armi di Distruzione di Massa” batteriologiche e chimiche.

“Oggi più che mai è evidente che l’umanità deve ribaltarsi nel modo in cui alloca le sue scarse risorse. La pandemia di COVID-19 ha messo in luce la fragilità dei modelli di sviluppo e la necessità urgente di dedicare risorse al raggiungimento dell’Agenda di sviluppo delle Nazioni Unite per il 2030, riprendendosi dall’impatto della pandemia e affrontando l’altra grande sfida esistenziale dell’umanità, che è il cambiamento climatico. Il trattato sul divieto delle armi nucleari è una pietra miliare che prevede una riconcettualizzazione delle armi nucleari nella politica internazionale, le delegittima come strumento di sicurezza nel 21 ° secolo e colma un vuoto nel diritto internazionale, identificato dal parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 1996. Detto questo, è urgente che tutti, dai governi, dal mondo accademico e della società civile, contribuiscano alla sua rapida entrata in vigore.”

 

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Emergenza pandemia. Intervista a Mikhail Gorbachev

Fonte: Pavel Palazhchenko e Metta Spencer. Riportato su World Beyond War

Traduzione dall’inglese di Matteo Locatelli (team traduttori associazione Peacelink)


5 aprile 2020

D: Come ha appreso la notizia della pandemia?

R: Credo di averla presa un po’ come tutti. All’inizio speravo potesse essere controllata, arginata. Purtroppo ciò non è stato e l’epidemia si è diffusa in lungo e in largo. È stato necessario prendere misure e decisioni inedite. I capi politici, i cittadini e gli organismi internazionali si sono trovati in gravi difficoltà. Bisognerà analizzare nei minimi dettagli ciò che è successo ma la priorità ora è di riprendere il controllo della situazione e sconfiggere questo nuovo e malvagio nemico.

D: Come valuta le misure adottate?

R: Le priorità sono la sicurezza delle persone e salvare quante più vite possibile. Credo che le decisioni prese siano basate su evidenze scientifiche e sui consigli dei maggiori esperti. In questo momento sono tutti d’accordo con la necessità di misure di confinamento. È qualcosa che sia le autorità che la gente devono accettare. Molto dipende anche dal comportamento delle persone. La massima responsabilità e disciplina sono essenziali. Solo in seguito si potrà sperare che il peggio sia passato.

D: È già il tempo delle riflessioni? È d’accordo con il fatto che il mondo non sarà più come prima?

R: Dipende tutto da quali riflessioni si faranno. Mi ritorna in mente il modo con cui abbiamo affrontato la minaccia nucleare. Abbiamo capito che era un nemico comune, una minaccia per tutti noi e i capi delle due nazioni, Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, dichiararono che nessuno avrebbe vinto una guerra nucleare e che mai la si sarebbe dovuta combattere. Poi si arrivò a Reykjavik dove si firmarono i primi trattati per l’eliminazione delle armi nucleari. Al giorno d’oggi, l’85% di quegli arsenali nucleari sono stati smantellati. Dobbiamo continuare in questa direzione ma oggi incontriamo nuove sfide. Insieme ai miei amici del forum dei vincitori del Premio Nobel abbiamo per anni spinto per una radicale revisione della politica internazionale.

Mi lasci citare il nostro appello del 2005:

“Soddisfare i bisogni umani e avere rispetto per la vita sono il fondamento della sicurezza umana. Un eccesso di spese militari alimenta l’insicurezza. Due settori dove la comunità internazionale deve investire maggiormente sono l’educazione e la salute, combattendo flagelli come l’AIDS, la malaria e la tubercolosi grazie a prevenzione e protezione” Cosa si può aggiungere? Solamente il nome della nuova terribile malattia.

Negli ultimi cinque anni tutto ciò a cui abbiamo assistito sono state discussioni su armi, missili e attacchi aerei. Ma non è ormai chiaro che la guerra e le armi non possono risolvere i problemi del mondo d’oggi? La guerra è una sconfitta, un fallimento politico! Questa pandemia, una tragedia comune, ci ricorda quanto sia inutile tentare di nascondersi ignorando le minacce di fronte a noi. Nel mondo d’oggi, nessuno può sperare di nascondersi!

Non mi stancherò mai di ripeterlo: occorre demilitarizzare il mondo degli affari, la politica internazionale e il pensiero politico e ritornare a investire per soddisfare le necessità di sicurezza dell’umanità. Bisogna ripensare il concetto di sicurezza. Sicurezza vuol dire prima di tutto dare cibo, acqua, peraltro un bene in scarsa quantità, un ambiente pulito e, soprattutto, fornire assistenza sanitaria.

Per garantire la sicurezza delle persone occorre sviluppare strategie, prepararsi, pianificare ed essere parsimoniosi. Questa dovrebbe essere la responsabilità dei capi nazionali e dei leader ad ogni livello.

Credo che si debba cominciare a preparare una Sessione d’Emergenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, da tenersi al più presto una volta stabilizzatasi la situazione.
Unico tema l’intera revisione di obiettivi e priorità globali.

D: Posso chiederle quali sono stati i cambiamenti per lei e per la Fondazione Gorbachev

R: Naturalmente ci siamo attenuti a tutte le restrizioni imposte e abbiamo cominciato a lavorare da casa. Comunico con i miei colleghi per telefono e abbiamo creato un gruppo di discussione online. Ci adatteremo nel caso la situazione dovesse cambiare. Mi è stato chiesto di scrivere un capitolo in più per l’edizione inglese del mio libro “What is at Stake Now” per aggiornarlo sui nuovi sviluppi. Ho accettato e ci sto lavorando.


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