Don’t Bank on the Bomb! Un esempio da imitare

DontBankOnTheBombGood news dalla Città di Cambridge nel Massachusetts. Lo scorso 2 aprile l’annuncio dato al MIT, alla Conferenza “Reducing the dangers of a Nuclear War” organizzata dal “Future of Life Institute” (FLI): una delibera comunale decide l’esclusione dei propri fondi pensionistici dal circuito delle banche che appoggiano l’industria nucleare.

Da Stephen Hawking: Don't Bank the Bomb!Il Sindaco Denise Simmons ha infatti annunciato che il Consiglio comunale di Cambridge ha deciso all’unanimità di togliere il proprio fondo pensione cittadino dalla filiera finanziaria che alimenta la produzione di armi nucleari, questo rimuove efficacemente un miliardo di dollari da possibili investimenti nelle società più pesantemente coinvolte nella loro produzione e ammodernamento.“E’ una mia speranza che questo possa ispirare altre città, Compagnie e singoli a verificare la destinazione dei propri investimenti e agire in modo analogo”.

Il fisico Stephen Hawking, membro nel Board del Comitato scientifico del FLI, ha espresso in questo modo la sua totale approvazione: “Se volete far calare la corsa alle armi nucleari, mettete il vostro denaro dove sta la vostra bocca e Don’t Bank on the Bomb!.


Da Susy Snyder (snyder@paxforpeace.nl), membro dell’organizzazione PAX e co-autrice del report annuale “Don’t Bank on the Bomb”, arriva una richiesta per chiunque possa segnalare qualsiasi caso di politiche riguardanti gli armamenti atomici, investimenti o altro, da parte di banche, Comuni, Chiese ecc.


Link a pagine esterne:

Nuclear Free and Independent Pacific Day

La Giornata per il Pacifico Indipendente e libero dal nucleare, nel ricordo del test atomico di 62 anni fa. Dalla Nuova Zelanda, dal Movimento pacifista Aotearoa, storia e dettagli quasi sconosciuti qui in Occidente


Fonte: Wikimedia
Fonte: Wikimedia

62 anni esatti dal test nucleare “Castle Bravo”, l’esplosione della bomba all’idrogeno sull’atollo di Bikini. Un cratere profondo 200 piedi e largo un miglio ma per gli Stati Uniti solo uno tra le decine di test atomici che dal 1946 hanno devastato per dodici anni la superficie e il mare delle isole Marshall.

I popoli del Pacifico non dimenticano. E come farebbero, dato che i detriti radioattivi dell’esplosione si depositarono sull’isola di Rongelap a 100 miglia di distanza, e su Ultrick a 300 miglia, inquinando per gli anni a venire un’area di 7000 miglia quadrate – e le cui tracce radioattive vennero segnalate un po’ in tutto il mondo?

Gli abitanti delle isole Marshall e di quell’area del Pacifico dovettero subire dal 1946 al 1958 gli effetti di 350 esplosioni atomiche provocate da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, in una sorta di esperimento macabro per il “progresso” della supremazia nucleare dell’Occidente.

Leggiamo quanto Aotearoa dichiara nel suo comunicato:

Fonte: Wikimedia
Fonte: Wikimedia

“Il Nuclear free and Independent Pacific Day è un giorno per ricordare che continua ancora oggi l’arrogante mentalità coloniale che ha permesso e anzi incoraggiato l’orrore descritto in precedenza, e che il Pacifico non rimane né ‘Nuclear free’ né indipendente.
Il Pacifico è una delle regioni che viene e che continuerà ad essere più influenzato dai cambiamenti climatici e da fenomeni meteorologici estremi che stanno interessando le isole basse e i popoli del Pacifico che dipendono dalle risorse naturali per il cibo, vestiti e riparo, e su fonti d’acqua vulnerabili alla salinizzazione dovuta all’innalzamento del livello del mare. Eppure la stragrande maggioranza dei combustibili fossili e le emissioni di gas ad effetto serra non provengono dalle nazioni insulari del Pacifico.
Il Pacifico è anche una delle regioni più militarizzate del mondo, ma solo quattro nazioni insulari del Pacifico possiedono forze armate. La stragrande maggioranza della militarizzazione nel Pacifico proviene da fuori: basi militari, esercitazioni di addestramento militare e occupazione militare da parte delle forze armate di Indonesia, Francia e Stati Uniti in particolare, insieme ad Australia, Gran Bretagna, Cina, Nuova Zelanda, Russia e altri.”

E così conclude:

“E’ un giorno per celebrare il coraggio, la forza e la tenacia dei popoli indigeni del Pacifico che hanno mantenuto e ripreso il controllo delle loro vite, la lingua e le terre, per garantire i modi di vivere e di essere che, tramandati dai loro antenati, sono passati alle future generazioni. E’ il giorno del vostro sostegno per continuare la lotta per un Pacifico libero e indipendente dalle armi nucleari, come affermato nell’8′ Conferenza del Pacifico Denuclearizzato e Indipendente: ‘No te parau tia, no te parau mau, no te tiamaraa, e tu, e tu’ Per la giustizia, per la verità e per l’indipendenza, svegliati, alzati!


Nota: L’articolo originale è su https://www.facebook.com/PeaceMovementAotearoa/posts/989151224465580

OEWG, la prima sessione in corso a Ginevra

 

E’ in corso a Ginevra la prima sessione dell’OEWG, l’Open-ended Working Group taking forward multilateral nuclear disarmament negotiations di cui il mese scorso si è data una prima informazione (vedi il post Imminenti a Ginevra le sessioni dell’OEWG). Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite conformemente alla risoluzione A/RES/70/33, ha lo scopo di affrontare la definizione di norme e disposizioni legali concrete ed efficaci per arrivare alla messa al bando delle armi nucleari, e inoltre di formulare raccomandazioni atte a contribuire al proseguimento di negoziati multilaterali sul disarmo nucleare.

Un aggiornamento dettagliato e decisamente positivo viene da Beatrice Fihn, Executive Director di ICAN, a metà percorso di questi cinque giorni di lavori.

Quanto finora svolto in questi primi tre giorni si è focalizzato sulla discussione di nuove misure legali proprio riguardo la messa al bando degli ordigni, discussione che si è incrociata tra i sostenitori del Nuclear Ban e gli Stati membri della NATO o comunque sotto la protezione nucleare USA. L’attenzione sulle misure legali ha costretto le varie delegazioni ad affrontare nuove tipologie di intervento, evitando di “riciclare” passati statement tipici dei vari NPT e simili. Uno statement molto forte è arrivato dalla delegazione del Brasile, l’Algeria si è espressa per la prima volta a favore del Nuclear Ban mentre diversi altri Paesi –  Austria, Irlanda, Messico, Malaysia, Costa Rica, Sudafrica etc. – stanno svolgendo un lavoro efficace elaborando e rifiutando argomenti provenienti dai Paesi della NATO (o posti sotto l'”ombrello” nucleare degli Stati Uniti), che esprimono la loro disapprovazione per un trattato di messa al bando. Tra questi, diversi si sono tuttavia realmente impegnati nella discussione riguardante gli aspetti legali e sul divieto, in particolar modo Olanda, Belgio, Germania e Australia.

Terminando la discussione su questo argomento, verranno focalizzati altri aspetti, meno riguardanti il “divieto” e più sulla trasparenza, riduzione dei rischi e sensibilizzazione sulle conseguenze umanitarie.

Su Twitter è presente l’hashtag #OEWG, seguito con molta attenzione da tutti i diplomatici presenti al meeting e probabilmente anche da rappresentanti del 5 maggiori Nuclear States, assenti al Working Group come prevedibile.

Da John Loretz, Program Director di IPPNW, ecco un breve clip posto sul canale IPPNW1 di Youtube e che si vorrebbe far diffondere il più possibile durante questi giorni di lavori a Ginevra!


 Why an Emergency Response to a Nuclear Attack is Impossible

 


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Imminenti a Ginevra le sessioni dell’OEWG (e un invito alla partecipazione)

un_voting_panel_2Il 28 gennaio prossimo inizierà a Ginevra l’incontro organizzativo dell’UN Open Ended Working Group on nuclear disarmament (OEWG-NDN), aperto a tutti gli Stati aderenti alle Nazioni Unite e ai rappresentanti della società civile e le cui sessioni si svolgeranno nei prossimi mesi di febbraio, maggio e agosto.

L’Open Ended Working Group è stato istituito dalle Nazioni Unite allo scopo di definire le misure e norme legali per arrivare a un mondo senza armi nucleari, oltre che misure ad interim per incrementare la trasparenza e ridurre quindi il rischio di deflagrazioni nucleari, siano esse accidentali, per errore o intenzionali.

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Win-a-trip-to-Geneva-website-versionUNFOLD ZERO (http://www.unfoldzero.org) ha promosso una sorta di “concorso”, rivolto a chi propone delle idee per iniziative a supporto del rinnovato processo di disarmo nucleare da parte delle Nazioni Unite, con l’offerta del viaggio a Ginevra per presentare il proprio contributo alla sessione OEWG del maggio prossimo.

Ulteriori dettagli nella pagina relativa.

 


UNFOLD ZERO è una piattaforma di supporto per le azioni e iniziative delle Nazioni Unite rivolte al raggiungimento di un mondo “nuclear free”. Ha lo scopo di aprire un percorso a “zero armi nucleari” attraverso iniziative e misure efficaci supportate da parte dell’Assemblea Generale, del Consiglio di Sicurezza, del Segretario generale e di altri organismi in seno alle Nazioni Unite.

UNFOLD ZERO è un progetto sviluppato dalle Organizzazioni PragueVision, PNND, Basel Peace Office, Mayors for Peace 2020 Vision Campaign, Aotearoa Lawyers for PeaceGlobal Security Institute.

 


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Ma se (anche) la Francia…

Una lunga riflessione dalle pagine online dell’Huffington Post a firma Alan Robock, Professore Emerito di climatologia al Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers University.


Fa scalpore in questi giorni la dichiarazione di Putin all’indomani del lancio di missili da un sottomarino russo contro postazioni dell’ISIS, che porta a sottolineare con una sorta di “speriamo di non doverle mai usare” l’ipotesi seppur remota di un possibile uso delle “testate di tipo speciale” con cui quei missili da crociera potrebbero venire armati.

Solo una prova di forza probabilmente, nel gioco degli equilibri militari tra le superpotenze che si manifestano adesso anche tra i confini di quel Medio Oriente mai in pace. Un “potremmo premere il grilletto ma non credo che debba servire” che rischia però di portare pericolosamente in pendenza uno dei bracci di quella fragile altalena oscillante tra la speranza di un disarmo nucleare e la catastrofe globale, tra la consapevolezza reciproca della Mutual Assured Destruction e l’idea che un uso limitato dell’atomica possa essere tutto sommato possibile senza eccessivi danni al di là dell’obiettivo designato.

Una lunga riflessione viene dalle pagine online dell’Huffington Post a firma Alan Robock, Professore Emerito di climatologia al Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers University. Che introduce così:

“Le 300 testate nucleari francesi sono state inutili per proteggere dai terribili attacchi suicidi  di Parigi. E se pure la Francia le utilizzasse mai per attaccare città e aree industriali di un altro Paese, essa stessa diverrebbe un attentatore suicida…”

Una “Self Assured Destruction”, una distruzione suicida assicurata, cioè, anche se l’attacco nucleare riuscisse senza reazioni della controparte: il Nuclear Winter, l’”inverno nucleare” che ne seguirebbe, porterebbe anche la stessa nazione attaccante a veder morire i propri cittadini per le conseguenze globali degli effetti climatici – per freddo, per fame – effetti che durerebbero per più di una decade dalle esplosioni.

“E’ indispensabile per la Francia e il resto del mondo sbarazzarsi dei loro arsenali nucleari. Essi non possono essere utilizzati senza mettere in pericolo la nazione attaccante.

La minaccia del loro utilizzo da qualsiasi nazione è ridicolo e non può essere preso sul serio. Non forniscono un deterrente. Non solo le armi nucleari non dissuadono i terroristi, non dissuadono nemmeno le stesse nazioni dall’attaccare. Basti pensare all’attacco al Regno Unito dall’Argentina (la guerra per le Isole Falkland), in Israele (la Guerra dei Sei Giorni) e l’invasione dell’Europa orientale dopo la seconda guerra mondiale.”

“Mentre continuano i più importanti negoziati sul clima alla 21° Conferenza delle Parti a Parigi nel dicembre 2015, dobbiamo tenere a mente che la più grande minaccia per il nostro pianeta non è il riscaldamento globale ma l’uso accidentale o intenzionale delle armi nucleari. Abbiamo bisogno di bandire le armi nucleari ora, poi avremo il lusso di affrontare il problema del riscaldamento globale.”


N.B. L’intero articolo è pubblicato su questa pagina:

http://www.huffingtonpost.com/alan-robock/paris-nuclear-weapons-and_b_8734454.html


Qui un intervento del Dr. Robock. “Nuclear winter – still possible but preventable”

Don’t Bank on the Bomb!

Don't Bank On The BombDall’organizzazione PAX (aderente a ICAN e già nota come IKV Pax Christi) ecco il nuovo report aggiornato, presentato quest’oggi 12 novembre. Un elenco dettagliato del comportamento dei vari istituti finanziari nei confronti del loro impatto economico nella filiera di produzione delle armi nucleari.

Si lotta per l’ eliminazione degli ordigni ma occorre anche agire affinché gli stessi finanziamenti alle imprese (e su questo circolano enormi interessi!) vengano abbattuti. Nel sito dell’organizzazione ecco la pagina descrittiva utile per realizzare azioni concrete.


Link:

 

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