Quale futuro per le B61?

13 dicembre 2013. Un incontro al Parlamento Europeo conferma la preoccupazione per l’ammodernamento delle vecchie atomiche “residui della Guerra Fredda” L’incontro, organizzato alla sede di Bruxelles del Parlamento Europeo dal deputato Philippe Lamberts (Gruppo Verde/Alleanza libera europea) assieme ad alcuni membri di IPPNW europei, per discutere la proposta di modernizzazione delle bombe B-61 con sede in Europa.


 

History_of_NATO_enlargementSe ne parla poco, quasi un argomento da “addetti ai lavori”. La maggioranza dei cittadini anzi ne ignora l’esistenza (e il rischio connesso). Eppure in Europa, in quattro dei Paesi membri della Nato, sopravvivono ancora le “vecchie” B-61, le bombe nucleari “tattiche” che fecero da “cani da guardia” dell’Occidente negli anni passati della Guerra Fredda.

Un cimelio del passato? Fino a qualche tempo fa sembrava di sì – e sono stati tanti, secondo un report di IKV-Pax Christi del 2011 – i Paesi europei aderenti alla NATO che volentieri avrebbero detto “non le vogliamo più”. Ma c’è una novità.

L’attuale progetto statunitense di “modernizzazione” delle armi tattiche B-61 sembra bypassare in modo subdolo la rassicurazione di Obama ai leader russi che in Europa non sarebbero state allocate nuove armi; sì, perché in realtà le operazioni previste sui vecchi ordigni li trasformerebbero completamente.

Le nuove varianti delle attuali bombe (che verranno denominate B-61-12) saranno infatti dotate di sistemi direzionali controllati da remoto, trasformandole in definitiva, una volta sganciate dai bombardieri, in una sorta di missili Cruise teleguidati e con capacità di puntare con precisione sul bersaglio. Bombe “intelligenti” allora? Magari: ché il carico nucleare, come sempre più denunciato e come ormai tutti sappiamo, non si limita (e non potrebbe limitarsi) solo al “bersaglio”, poiché le conseguenze dell’esplosione si estendono comunque, colpendo umani e ogni espressione della vita, in un area estesa del territorio come pure nella quarta dimensione dello spazio-tempo… cioè negli anni e decenni a venire.

La preoccupazione sale, da ONG e da governi; e lo stesso Parlamento Europeo non fa eccezione.

Philippe LambertsEcco allora il perché dell’incontro, organizzato alla sede di Bruxelles del Parlamento Europeo dal deputato Philippe Lamberts (Gruppo Verde/Alleanza libera europea) assieme ad alcuni membri di IPPNW europei, per discutere la proposta di modernizzazione delle bombe B-61 con sede in Europa. In una sala del palazzo Altiero Spinelli i vari partecipanti – aderenti all’International Physicians for the Prevention of Nuclear War – hanno relazionato la situazione nei propri Paesi e la discussione si è poi estesa con alcuni delegati dei parlamentari, che hanno raccolto le istanze e le preoccupazioni degli intervenuti. Qui sotto il testo tradotto del report riassuntivo preparato da Elizabeth Waterston, che è stata coordinatrice del gruppo di IPPNW.


 

Philippe Lamberts (Belgio) ha introdotto l’incontro e ricordato che il Parlamento Europeo è preoccupato e interessato sulla questione delle bombe nucleari della NATO depositate in Europa. Tuttavia il Parlamento Europeo non ha il potere di decidere su questa materia poiché la decisione spetta individualmente a ciascuno degli Stati membri.

Ha sottolineato che la maggioranza della popolazione si oppone a mantenere le bombe sul proprio territorio, mentre alcuni politici sono fieri di appartenere a nazioni che possano invitare all’uso di bombe nucleari. Aggiunge che il Segretario alla Difesa belga Peter de Crem, che sta cercando di venire nominato come prossimo Segretario Generale della Nato, non faciliterebbe l’eliminazione di queste bombe.

Ha quindi suggerito che l’approccio migliore per IPPNW sarebbe di coordinare un contatto con i Ministeri degli Esteri di ciascuno dei quattro Paesi interessati (Belgio, Germania, Italia e Paesi Bassi) e di lavorare con i membri del Parlamento di questi Paesi per accrescere consapevolezza e opposizione al potenziamento delle B-61.

IMAG0123Dr Marianne Begemann (Paesi Bassi) ha incentrato il suo discorso sul processo antidemocratico sollevato dalla questione delle armi nucleari. Il Parlamento olandese è fermamente ostile ma il governo è piuttosto favorevole alla conservazione dei depositi di armi in terra olandese. L’opinione pubblica non può tollerare l’idea di Stato come subordinato della NATO. La Dr. Begemann ha sottolineato che il Parlamento olandese ha approvato l’acquisto di aerei F35 all’espressa condizione che gli aerei non possano essere utilizzati per missioni nucleari.

Roberto Del Bianco (Italia) ha descritto la storia delle armi nucleari in Italia. Le loro stime variano sulle 60-70 bombe. L’Italia è in posizione strategica, grazie alla sua vicinanza alla Russia e al Medio Oriente. L’opinione pubblica è piuttosto indifferente sul futuro di queste bombe, si è più preoccupati per l’attuale crisi economica e per la politica interna. I media tacciono sulla questione e il governo l’affronta anche se piuttosto debolmente (1). Fortunatamente alcune ONG pacifiste si battono con energia e speranza per la loro eliminazione tramite mezzi legali (2). La conferenza 2013 di Oslo sulle conseguenze umanitarie del conflitto nucleare ha rafforzato la motivazione degli oppositori. Come tutti sappiamo, le conseguenze dell’uso di armi nucleari, sia contro un nemico o per errore, sarebbero catastrofiche sia nel breve che nel lungo termine.

IMAG0120Dr Ward Kuster (Belgio) L’arsenale di 20 bombe non è più un segreto. Tuttavia, poiché non è stato mai confermato o negato, rimane considerato un rumor. Questo ha sconvolto la parte interessata dei cittadini che di conseguenza diventa prevalentemente ostile all’idea.

Lydia Patzak, studentessa di medicina (Germania) illustra la posizione corrente sulle B-61 piazzate in Germania. In precedenza il governo tedesco si era opposto, ma dopo le elezioni è possibile che questa posizione potrebbe cambiare.

Dr Loretta Postma (Olanda) ha descritto nel dettaglio gli effetti umanitari delle armi nucleari.

Xanthe Hall (Germania) ha concluso i colloqui con la descrizione delle caratteristiche future delle bombe.
Usando nuove tecnologie facilmente disponibili, la bomba diventa più efficiente e più controllabile. Il miglioramento è dovuto al sistema di controllo remoto: meglio utilizzata, essa diventa ancora più minacciosa. Anche il costo è terrificante. Una stima approssimativa di questo nuovo sistema di controllo a distanza è di circa un miliardo di dollari. Questa innovazione sconvolge i Russi, a cui era stato promesso da Obama che “nessuna nuova bomba” si sarebbe prodotta.

E’ poi seguita una lunga discussione.

IMAG0129Erano presenti alla riunione gli assistenti dei deputati Tarja Conberg (Gruppo Verde/Alleanza libera europea), di Jean Lambert (Gruppo Verde/Alleanza libera europea) e di Fiona Hall (Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa).

Si è deciso un approccio col deputato Tarja Cronberg, attualmente leader del Comitato per la sicurezza e la difesa del Dipartimento Affari Esteri del Parlamento europeo, per portare una risoluzione al Parlamento europeo che condanni l’ammodernamento delle bombe B-61 in Europa. Anche se la risoluzione non avrebbe alcun potere esecutivo, sarebbe un utile supporto a IPPNW nel contatto con i Ministeri degli Esteri, similmente alle recenti Risoluzioni del CICR (3) e dell’UNGA (4).


Note

  1. In realtà, anche il governo tace sull’argomento specifico, al più una parte dell’opposizione parlamentare è contraria all’acquisto dei cacciabombardieri F35 
  2. Nel discorso è stato descritto il conflitto giuridico riguardante la situazione di effettiva violazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare sottoscritto e ratificato dall’Italia e la causa civile avviata nel 2005 da cittadini di Aviano e dal Comitato “Via le bombe!” 
  3. Comitato Internazionale della Croce Rossa 
  4. Assemblea Generale delle Nazioni Unite
 

Per approfondire:

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Humanitarian Impact of Nuclear Weapons

5419dde8a1b0d11714f167a8_NUKERilanciamo la situazione di estrema attualità denunciata dalla passata Conferenza di Oslo (4-5 marzo 2013) riportando qui il report “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons”, commissionato dal Ministero degli Esteri norvegese incaricando l’International Law and Policy Institute (ILPI) per la pubblicazione.

Una prima introduzione sottolinea come sia molto più a rischio l’umanità oggi rispetto agli anni della Guerra Fredda, nonostante la minore quantità di ordigni tuttora presenti ma con un numero molto maggiore di Stati detentori e quindi di potenziali protagonisti dell’olocausto atomico. E’ quindi legittimo chiedersi quali possano essere le conseguenze per gli esseri umani, la società e l’ambiente, nel caso di un possibile conflitto; ed ecco allora quale sia stato lo scopo e l’importanza della Conferenza del marzo scorso.
Già in passati articoli redatti in questi mesi abbiamo descritto gli scenari atroci del “Day After” (oltre che degli anni e decenni a venire). Qui vengono cronologicamente presentati ed efficacemente illustrati nelle pagine successive del documento, mentre i numerosi riquadri a corredo delle immagini portano ad approfondire l’impatto che numerosi eventi nella nostra “era atomica” (compresi i vari test nucleari) hanno portato sulle persone e sull’ambiente.
E non si creda che tutto questo debba per forza iniziare con un’aggressione decisa da un “Nuclear State”: dei conflitti scansati per un soffio, il report ne descrive qualcuno, tra cui quanto successe nel 1995 (quindi ben dopo la fine della Guerra Fredda e della dissoluzione dell’impero sovietico) quando – a causa dell’errata convinzione che il lancio dalla Norvegia di un razzo per ricerche scientifiche fosse l’inizio di un attacco – l’esercito russo venne attivato in stato di massima allerta, e per la prima volta nella storia venne aperta la “valigetta nucleare” russa.
Nel documento, quindi, un monito ripetutamente espresso da più parti e che ha trovato eco in numerose iniziative e Risoluzioni (si veda ad esempio quanto descritto a riguardo del Piano quadriennale Working towards the elimination of nuclear weapons” redatto dalla Croce Rossa Internazionale e dalla Mezzaluna Rossa). Ci auguriamo che l’eco di questa crescente preoccupazione investa non solo ONG e Società Civile ma anche e soprattutto chi del nostro pianeta detiene il governo e le sorti.

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Da Croce Rossa Internazionale e Mezzaluna Rossa un Piano quadriennale concreto e impegnativo

ICRC Resolution 2013E’ di qualche giorno fa l’impegnativa Risoluzione prodotta dal Comitato Internazionale della Croce Rossa e la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Con un costante riferimento alla Risoluzione 1 prodotta dal Consiglio dei Delegati nel 2011 ecco sviluppato un Piano quadriennale che vedrà coinvolte le varie Organizzazioni nazionali in un insieme di iniziative, sia a livello istituzionale che di base.

Obiettivo finale: lavorare per l’eliminazione delle armi nucleari.

Diversi sono i passati eventi che vengono in aiuto a questo proposito, segno di un approccio decisamente differente da quanto nel passato era soggetto – motivazioni militari o di equilibrio strategico – nei colloqui sul disarmo tra le Grandi Potenze. la Risoluzione ricorda la Conferenza di Oslo del marzo 2013, i Comitati preparatori del 2012 e 2013 per la Conferenza di Revisione del trattato di non proliferazione nucleare del 2015, nonché l’azione intrapresa dalle Nazioni Unite per la creazione dell’Open Ended Working Group (OEWG) sul proseguimento dei negoziati multilaterali sul disarmo nucleare, oltre ai diversi eventi e iniziative che sono via via intraprese a livello multilaterale, bilaterale e nazionale.

E molta strada rimane ancora da fare, per una sempre maggiore sensibilizzazione a tutti i livelli sulle catastrofiche conseguenze – umanitarie e di sopravvivenza ambientale – verrebbero scatenate da un conflitto nucleare anche limitato. E’ per questo motivo quindi che viene richiesto alle Società nazionali il massimo sforzo per coinvolgere governi, operatori sanitari, comunità scientifiche, associazioni impegnate sui temi del disarmo, oltre che gli stessi cittadini. La posta in gioco è estremamente importante.

Nota: Qui sotto i testi della Risoluzione (originale in inglese e traduzione in italiano)

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ICAN: 124 Stati condannano gli effetti inaccettabili delle armi nucleari

FOR IMMEDIATE RELEASE 

NEW YORK – Una dichiarazione congiunta sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari è stata consegnata oggi dalla Nuova Zelanda presso l’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Esprimendo profonda preoccupazione per le conseguenze catastrofiche che qualsiasi uso di armi nucleari comporterebbe, oltre che per la loro capacità distruttiva incontrollabile e dalla natura indiscriminata, la dichiarazione della Nuova Zelanda è stata firmata da 123 altri stati membri.
La Campagna Internazionale per l’Abolizione delle armi Nucleari (ICAN), una coalizione con più di 300 membri in 80 paesi, accoglie la dichiarazione e l’iniziativa mostrata dagli Stati non dotati di armi nucleari (tra cui alcuni Stati “sotto l’ombrello nucleare”) a guidare un nuovo discorso riguardo la globale minaccia umanitaria rappresentata dalle armi nucleari, un discorso che si può concludere solo con la decisione di rendere illegali queste armi una volta per tutte.
Nel solo 2013, il numero di Stati e organizzazioni internazionali, costretti dall’innegabile evidenza dell’impatto umanitario degli ordigni nucleari, che esprimono la profonda preoccupazione per gli scarsi progressi del disarmo nucleare, è cresciuta in modo esponenziale. Nel marzo 2013, la Conferenza sull’impatto umanitario di armi nucleari tenuta a Oslo ha concluso che nessun piano di intervento internazionale possa effettivamente essere messo in atto per rispondere a un’esplosione nucleare. Nel mese di settembre, la prima riunione ad alto livello sul disarmo nucleare convocata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nonostante la resistenza degli Stati nucleari, ha testimoniato la crescente importanza degli Stati per far fronte all’impatto umanitario delle loro armi e registrato i numerosi appelli a favore di una interdizione delle armi nucleari.  Sulla base di questa spinta, il Messico ha annunciato una conferenza per continuare la discussione riguardo l’impatto umanitario di armi nucleari, che si terrà il prossimo febbraio a Nayarit.
“L’attenzione umanitaria sulle armi nucleari ha nuovamente dimostrato di avere successo. Un numero crescente di Stati stanno mostrando preoccupazione per il danno inaccettabile che queste armi di distruzione di massa minacciano di scatenare. Questo dibattito rafforza la nostra fiducia e risolvere che ci sia una via d’uscita credibile verso la proibizione delle armi nucleari “, afferma Beatrice Fihn, membro del gruppo direttivo internazionale di ICAN.
Una singola esplosione nucleare in zona urbana ucciderebbe immediatamente centinaia di migliaia di persone e lascerebbero senza soccorso altre centinaia di migliaia di persone. Un più ampio uso di armi nucleari potrebbe causare cambiamenti climatici che potrebbero inficiare globalmente la produzione agricola e portare ad una carestia di massa le popolazioni più vulnerabili del mondo. Studi su studi hanno sottolineato l’incapacità di prevenire o curare le vittime civili su larga scala. Attenuare tale catastrofe è semplicemente impossibile.
“I 124 governi che hanno co-sponsorizzato questa importante dichiarazione sull’impatto umanitario delle armi nucleari stanno mettendo la sicurezza delle loro popolazioni al di sopra delle giustificazioni militariste che alcuni Stati pongono nel dotarsi di armi nucleari”, ha detto la dott. Rebecca Johnson, co-presidente di ICAN. “Un’azione diplomatica per vietare ed eliminare le armi nucleari sarà il modo migliore per evitare nel futuro una catastrofe nucleare”.

Nota: Traduzione dal testo originale su

ICAN saluta l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC)

OPCW_logo_webLa Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) saluta l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC). Dalla sua creazione nel 1997, attraverso continui sforzi nel sottolineare l’orrore di queste armi di distruzione di massa e tramite il proprio impegno verso i principi umanitari, OPAC è riuscita ad assicurare che 189 Stati divenissero parti alla Convenzione sulle Armi Chimiche, nonchè la distruzione di quasi l’80% della riserva mondiale di armi chimiche. OPAC ha avuto successo nello stabilire una efficace norma internazionale contro queste armi orribili e ha contribuito a proteggere i principi umanitari in guerra.  Le recenti reazioni all’uso di armi chimiche in Siria dimostrano la forza e la natura incontestabile di tale norma. Il successo di OPAC comprova che quando vi è la volontà politica di proteggere e preservare i principi umanitari, la comunità internazionale può produrre un progresso reale nella spinta per un mondo senza armi di distruzione di massa.

Come affermato nell’annuncio del premio, il Comitato Norvegese per il Nobel ha sottolineato, tramite numerosi premi, la necessità di abolire le armi nucleari.  Così come per le armi chimiche, il processo di delegittimare le armi nucleari come uno strumento di potere è cruciale per la loro eliminazione e uno strumento legale che bandisca il loro possesso e il loro uso è un elemento necessario per portare avanti questo processo.

Un trattato internazionale per bandire le armi nucleari chiuderebbe l’attuale deficit giuridico, aumenterebbe il marchio negativo associato a queste armi e fornirebbe una soluzione a lungo termine al problema delle armi nucleari. Il divieto sulle armi nucleari è atteso da lungo tempo ma un numero crescente di Stati sta riconoscendo la necessità di bandire l’ultima arma di distruzione di massa e di creare un regime efficace e universalmente vincolante. Questo strumento colmerebbe finalmente tale lacuna, renderebbe illegale il possesso e l’uso di armi nucleari, ricomporrebbe una sconfitta durata per più di sette decenni e demistificherebbe le armi nucleari per ciò che realmente sono, non strumenti di potere e prestigio, ma minacce di guerra che devono essere proibite.

“OPAC ha contribuito a stabilire un’efficace norma internazionale contro queste orribili armi. La scelta del Comitato Norvegese per il Nobel è un duro monito a non indugiare nel liberare il mondo dalle armi di distruzione di massa. Alle armi nucleari non deve essere dato un lasciapassare in questa realtà. Come la Convenzione sulle Armi Chimiche e l’OPAC hanno indicato, i trattati di divieto sono necessari per facilitare l’eliminazione delle armi di distruzione di massa. Questa è anche la via da seguire per le armi nucleari” dice Beatrice Fihn, membro dell’ICAN International Steering Group.


NOTA: Tradotto da Maria Vittoria Zecca del Team Traduttori dell’associazione PeaceLink


Armi di Distruzione di Massa

E’ ben meritato il riconoscimento assegnato a OPCW, Organization for the Prohibition of Chemical Weapons, per i suoi sforzi nell’eliminazione e distruzione degli arsenali chimici detenuti da numerosi Stati. E’ stata una scelta importante e sicuramente utile poiché potrebbe anche dare spinta ad altre azioni di Ban the bombs. Ricordiamo la presenza dei 19000 ordigni nucleari, ricordiamo la possibile esistenza di armi batteriologiche… tutte queste, Armi di Distruzione di Massa, accomunate dalla comune facoltà – a prescindere dagli effetti diversificati ma spaventosi – di colpire tutto e tutti senza distinzione alcuna, fino alla cessazione possibile dell’intera vita sul pianeta.

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Stigmatizzare, bandire ed eliminare: una nuova prospettiva sul disarmo nucleare

26 settembre 2013, si concludono i lavori del primo incontro ad alto livello sul disarmo nucleare. ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) ha apprezzato la crescente attenzione degli Stati sull’impatto umanitario delle armi nucleari e i sempre più numerosi appelli per ottenere la loro abolizione.

ICAN-logoIl primo incontro ad alto livello sul disarmo nucleare ha concluso oggi (26 settembre 2013, NdT) i suoi lavori a New York. L’incontro – convocato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – mette la questione del disarmo nucleare al vertice dell’agenda globale. L’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN,  Campagna internazionale per abolire le armi nucleari) ha apprezzato la crescente attenzione degli Stati sull’impatto umanitario delle armi nucleari e i sempre più numerosi appelli per ottenere la loro abolizione.Nonostante la resistenza degli Stati che dispongono di armi nucleari un numero sempre crescente di Paesi e organizzazioni internazionali, messi sotto pressione dalle innegabili prove dell’impatto umanitario delle armi nucleari e preoccupate dal progresso limitato del disarmo nucleare, hanno riconosciuto la necessità di affrontare il pericolo umanitario globale rappresentato delle armi nucleari con azioni urgenti e decise verso la loro proibizione. Lo sforzo di organizzare due conferenze sull’impatto umanitario delle armi nucleari, quella tenutasi a Oslo nello scorso marzo e quella che sarà tenuta in Messico nel febbraio 2014, è stato particolarmente apprezzato dai partecipanti.

Il presidente austriaco, H.E. Heinz Fischer, nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha delineato un chiaro percorso verso l’abolizione: stigmatizzare, bandire ed eliminare, facendo notare che la proibizione delle armi nucleari potrebbe essere realizzata prima della loro effettiva eliminazione. Il fatto che dichiarazioni simili siano state fatte oggi da un grande numero di Paesi che non hanno armi nucleari mostra come il dibattito stia prendendo sempre più importanza, comportando uno spostamento del dibattito che ora si concentra su argomenti umanitari piuttosto che su dottrine di sicurezza e politiche di potere. Il dibattito era un ulteriore segno che gli Stati che non dispongono di armi nucleari stanno guadagnando fiducia e reclamano la proprietà di un dibattito che era stato in precedenza controllato dai possessori di armi nucleari.

Oggi il Community of Latin American and Carribean States (CELAC, Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici) ha riaffermato il suo impegno nei negoziati per ottenere uno strumento legalmente vincolante per la messa al bando delle armi nucleari.

Sfruttando questa situazione, il Ministro degli Esteri del Messico ha annunciato che un’ulteriore conferenza per continuare la discussione sull’impatto umanitario delle armi nucleari sarà tenuta il prossimo febbraio a Nayarit (Messico).

“I punti chiave del dibattito sono stati la crescente importanza del discorso sull’impatto umanitario e l’entusiasmo per la conferenza di Oslo dello scorso marzo e per la prossima conferenza in Messico di febbraio. Questo dibattito rafforza la nostra fiducia e conclude che c’è una strada credibile di fronte a noi che porta al bando delle armi nucleari” dice Beatrice Fihn, membro della dirigenza internazionale  dell’ICAN, “per la prima volta gli Stati che non possiedono armi nucleari hanno preso l’iniziativa senza chiedere il permesso degli Stati che ne sono in possesso. Non bisogna lasciare che gli Stati che possiedono armi di distruzione di massa impongano al resto del mondo che il possesso di queste armi sia in qualche modo accettabile per un gruppo ristretto”.

Nonostante questo momento favorevole gli Stati che possiedono armi nucleari, come gli USA, la Francia e il Regno Unito, con una cauta comunicazione si sono detti dispiaciuti che “l’energia sia indirizzata” verso iniziative esterne al modo d’agire che loro prediligono. Questa via si è però negli ultimi cinquant’anni dimostrata inefficace per portare al disarmo nucleare e prevenire la proliferazione nucleare.

L’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons – una coalizione con più di trecento membri in ottanta Paesi – che ha partecipato all’incontro e preparato una dichiarazione per conto della Società Civile, sostiene l’iniziativa degli Stati non possessori di armi nucleari per arrivare a un nuovo approccio alla minaccia umanitaria globale rappresentata dalle armi di distruzione di massa, un discorso che può concludersi solamente con la decisione di rendere queste armi illegali, una volta per tutte.

“Mantenendo l’attenzione sull’impatto umanitario riconosciamo che le armi nucleari sono armi, non strumenti di potere” dice Beatrice Fihn,“nessuna dottrina della sicurezza o teoria può oscurare il fatto che una qualunque di queste armi nucleari potrebbe provocare conseguenze umanitarie catastrofiche, causando perdite civili enormi e irreparabili danni all’ambiente, alla salute pubblica e all’economia mondiale”.

Una singola detonazione di un’arma nucleare in un’area urbana potrebbe uccidere centinaia di migliaia di persone e lasciarne altre centinaia di migliaia in condizioni disperate. Un uso più ampio delle armi nucleari potrebbe causare cambiamenti climatici che potrebbero compromettere la produzione agricola e portare a una carestia di massa fra le popolazioni più vulnerabili del pianeta. Degli studi hanno messo in luce l’impossibilità di prendersi cura delle vittime civili su larga scala. La riduzione del danno è semplicemente impossibile.

Il punto intorno al quale un sempre più grande numero di governi e ONG si sta raggruppando è il bando delle armi nucleari, così come delle armi chimiche e biologiche.

“La storia dimostra come il mondo sia stato sull’orlo della catastrofe nucleare più volte. Il possesso delle armi nucleari è un pericolo umanitario globale e il solo modo per prevenire la detonazione è la creazione di uno strumento legale valido a livello internazionale che fornisca il quadro per la loro eliminazione” dice Nosizwe Lise Baqwa, autrice di un discorso durante l’incontro.

Anche Joseph Gerson di American Friends Service Committee (AFSC, un’organizzazione umanitaria quacchera, NdT) ha parlato per conto della società civile, sottolineando il continuo fallimento degli Stati che possiedono armi nucleari di assumersi le loro responsabilità riguardo al disarmo e ai passi che dovrebbero essere compiuti in questo senso.

Save The Humans
Tradotto da Alessandro Stoppoloni – team traduttori dell’Associazione Peacelink

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