“La pace nel mondo” adesso pubblicato sulla rivista della “Città della Scienza”

logo-ippnw-black-125pxE’ adesso pubblicato sulle pagine online della Rivista del Centro Studi “Città della Scienza” (www.cittadellascienza.it) il discorso tenuto il 10 dicembre scorso dal dott. Di Paolantonio all’Assemblea generale dell’Ordine dei medici di Teramo. Un intervento che ha in parte ripercorso gli sforzi dell’IPPNW nel conseguimento del disarmo atomico, premessa necessaria per l’invito, che è insieme un appello, ai numerosi medici presenti al convegno.

“Il medico, che ha come propria missione la cura della salute, definita dall’Agenzia delle Nazioni Unite per la Salute come lo stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, e che si trova a fronteggiare tutti i giorni l’impatto che la crisi economica e l’uso distorto di risorse hanno sulla salute dei propri assistiti e sulla sostenibilità dello stesso servizio sanitario, ha il dovere di alzare il tiro della propria missione, aiutando la propria comunità scientifica, istituzionale, politica e culturale a capire tutta l’urgente necessità di un nuovo modo di pensare alla pace ed alla guerra, a partire dalla necessità urgentissima di abolire le armi nucleari e con esse la follia nucleare, ridistribuendo risorse e quindi speranze di vita e di futuro per i nostri pazienti, per i nostri figli, e per tutti noi.”

Enormi quantità di risorse sono attualmente impiegate per la ricerca e lo sviluppo, la gestione e l’ammordernamento delle migliaia di ordigni nucleari tuttora presenti negli arsenali di nove nazioni. Risorse che si intrecciano con i movimenti finanziari operati da numerosi Istituti bancari che vedono in esse un notevole aiuto nel clima di crisi globale in atto. Denaro e potere che rimangono ciechi di fronte al rischio costante di un conflitto atomico, anche innescato per errore.


Good News

“Per sette decenni, l’ONU ha messo in guardia contro i pericoli delle armi nucleari, e attivisti ovunque nel mondo si sono adoperati per la loro abolizione. Oggi la maggior parte degli Stati, infine, ha deliberato di bandire queste armi”. Beatrice Fihn, direttore esecutivo di ICAN, annuncia così l’approvazione della Risoluzione L.41 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che impegna le Nazioni Unite stesse all’avvio nel 2017 di negoziati per un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.

Si tratta di un evento di portata storica dopo due decenni di stagnazione nelle iniziative sul disarmo nucleare. E per la prima volta i negoziati verteranno proprio sulla proibizione dell’arma atomica in quanto tale anziché sulla semplice riduzione degli armamenti. Molto hanno influito le Conferenze Diplomatiche Internazionali sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari (Oslo nel marzo 2013, Nayarit nel febbraio 2014 e Vienna nel dicembre 2014) che hanno preparato il terreno ai lavori dell’Open Ended Working Group la cui Risoluzione finale ha portato alla successiva votazione del 28 ottobre scorso al First Committee of the UN General Assembly.


La votazione

Per ottenere l’approvazione occorrevano i 2/3 di assensi da parte degli Stati presenti all’Assemblea. Si sono avuti in totale 123 voti favorevoli, 38 contrari e 16 astenuti.

Tra gli astenuti è da notare anche la presenza di tre Nuclear States (Cina, India e Pakistan) – l’astensione al voto non è considerata voto contrario – mentre la quasi totalità degli Stati europei ha affiancato il “no” convinto di USA, Russia, Canada, Giappone, Israele, Australia, South Corea e Micronesia.

 


Per approfondire:

 

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Non è utopia ma necessità

Michail Gorbachev
(C) RIA Novosti archive, image #359290 / Yuryi Abramochkin / CC-BY-SA 3.0

Reykjavik trent’anni dopo. Ricordando il summit dell’ottobre 1986 tra USA e URSS, tra Reagan e Gorbachev, la Conferenza internazionale appena svolta nella capitale islandese ha portato la testimonianza diretta dello stesso Presidente dell’Unione Sovietica di quegli anni. Il suo discorso ha toccato il tema anora attuale del confronto e del disarmo nucleare, riportandone il suo ricordo nel contesto di questi nostri tempi difficili e cruciali.

“Vi siete riuniti in un momento cruciale. In momenti come questo, avvertiamo profondamente la continuità del tempo, come il passato si pone in dialogo con il presente e il futuro. Pertanto, questa data non è solo un’occasione per ricordare questo evento storico, ma anche l’occasione per una seria riflessione su cosa fare nei nostri tempi difficili.”

E Mikhail ricorda:

“Come e perché è nata l’idea di un incontro a Reykjavik?

Nell’estate del 1986 ricevetti una lettera del Presidente Reagan, che riguardava i negoziati USA-URSS sul disarmo nucleare, e il progetto di risposta preparata dal nostro Ministero degli Esteri. Io trovai i due testi del tutto insoddisfacenti.

Ancora una volta mi ero convinto che i negoziati tra le nostre delegazioni a Ginevra si stavano trasformando in una routine, impantanandosi in dettagli tecnici, diventando uno schermo dietro il quale non stesse accadendo nulla di significativo mentre la corsa agli armamenti nucleari continuava. Ma a dispetto di tutto, Reykjavik non è stato un fallimento – si è trattato di un passo avanti. Per la prima volta, abbiamo guardato oltre l’orizzonte.
Eppure, solo pochi mesi prima, al nostro primo vertice a Ginevra, il presidente degli Stati Uniti e io avevamo fatto una dichiarazione: la guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta; i nostri paesi non cercheranno la superiorità militare.
Ma questa affermazione non è stata seguita da passi decisivi per fermare la corsa agli armamenti nucleari.

La situazione generale delle nostre relazioni è stata anche causa di grave preoccupazione. Molti pensavano che i rapporti fossero scivolati indietro verso una Guerra Fredda: navi della Marina militare stavano entrando nelle nostre acque territoriali; gli Stati Uniti avevano testato una nuova arma nucleare ad alta potenza; le tensioni si aggravavano a causa di una retorica ostile e di “scandali” spionistici.”

La tragedia di Chernobyl dell’aprile 1986 diede anche per Gorbachev e per ia leadership sovietica una svolta decisiva:

“Nel frattempo, l’incidente nucleare di Chernobyl fu un richiamo vivido per tutti noi sul pericolo nucleare che affrontavamo. Ho detto spesso che ciò ha diviso la mia vita in due parti: prima e dopo Chernobyl. La leadership sovietica convenne all’unanimità sulla necessità di fermare e invertire la corsa agli armamenti nucleari, per sbloccare lo stallo dei colloqui sul disarmo nucleare.

I negoziati avevano la necessità di un forte impulso dai vertici, e potevano essere solo il risultato di uno sforzo comune. Era necessario un incontro tra i leader dei due Paesi.

Proposi al presidente Reagan di incontrarci in qualche luogo a metà strada tra Mosca e Washington: a Londra o Reykjavik. Decidemmo per Reykjavik e, quasi subito, iniziammo a prepararci in modo da arrivare al summit con proposte che potessero aprire la strada a una svolta. Questo fu l’incarico affidato ai nostri esperti; il Politburo approvò all’unanimità questo approccio.”

Il Summit di Reykjavik sembrò non avere raggiunto i risultati desiderati, a causa soprattutto del disaccordo sul progetto statunitense di creazione dello “scudo spaziale”: il sistema di difesa missilistico americano avrebbe ampliato il confronto nucleare anche al di fuori dell’atmosfera. Ma furono concordi su un’“opzione zero” riguardante l’eliminazione dei missili a gittata intermedia e a corto raggio. Fu il primo passo per la stesura del Trattato INF del dicembre 1987 che si concretizzò con lo smantellamento dei cosiddetti Euromissili: gli SS20 sovietici e i Pershing e Cruise statunitensi.

“Fu la svolta a Reykjavik a scatenare il processo di reale riduzione delle armi nucleari. Gli accordi senza precedenti che raggiungemmo con i presidenti Reagan e Bush sulle armi nucleari strategiche e medio raggio e sulle armi tattiche permisero di ridurre le riserve ed eliminare migliaia di testate nucleari – oltre l’80 per cento degli arsenali della Guerra Fredda, come Russia e Stati Uniti riferirono alla Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare.”

Ma questa è storia del passato: la preoccupazione di Gorbachev si accende alla descrizione degli scenari attuali:

“Sono preoccupato e allarmato per la situazione attuale. Sotto i nostri occhi, la finestra per un mondo senza armi nucleari aperta a Reykjavik si è chiusa e sigillata. Vengono creati nuovi e più potenti tipi di armi nucleari. Le loro caratteristiche qualitative aumentano, vengono sviluppati sistemi di difesa missilistica. Si stanno sviluppando sistemi non-nucleari di attacco paragonabili per il loro impatto mortale alle armi di distruzione di massa. Le dottrine militari delle potenze nucleari sono cambiate in peggio, ampliando i limiti di impiego “accettabile” delle armi nucleari. È principalmente a causa di questo che il rischio di proliferazione nucleare è aumentato.

Ma la cosa peggiore successa negli ultimi anni è il crollo di fiducia nelle relazioni tra le grandi potenze, che secondo la Carta delle Nazioni Unite hanno la responsabilità primaria per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, che possiedono ancora vaste scorte di armi nucleari e devono ridurle fino alla loro completa eliminazione. Questo è ancora un loro impegno vincolante ai sensi del Trattato di non Proliferazione Nucleare.”

La perdita di fiducia tra le Grandi Potenze, l’erosione del Diritto Internazionale, l’uso della forza anziché della diplomazia nella risoluzione delle controversie tra i popoli: diventa sempre più difficile parlare di un mondo libero dal nucleare:

“Dobbiamo essere onesti e riconoscerlo. A meno che le questioni internazionali non si rimettano su una traccia normale e le relazioni internazionali siano smilitarizzate, l’obiettivo che ci ponemmo congiuntamente a Reykjavik diventerà più distante piuttosto che più vicino.

Sono profondamente convinto che un mondo libero dalle armi nucleari non è un’utopia, ma una necessità imperativa. Abbiamo bisogno di ricordare costantemente ai leader mondiali questo obiettivo e il loro impegno.
Finché esistono armi nucleari, c’è il pericolo che un giorno saranno utilizzate: sia per incidente o guasto tecnico, o di intenti malvagi dell’uomo – un folle o un terrorista. Dobbiamo quindi ribadire l’obiettivo di vietare ed eliminare le armi nucleari.

Esorto i vecchi leader e diplomatici, gli scienziati, gli esperti e la società civile mondiale, a dichiarare nel modo più forte e inequivocabile: le armi nucleari devono essere vietate. Ancor di più: la guerra deve essere vietata.”


Estratti dal videomessaggio di Mikhail Gorbachev rivolto alla Conferenza di Reykjavik.  Fonte: Canale Youtube della Gorbachev Foundation

 

Riferimenti:

Il messaggio di Gorbachev (TASS – Russian News Agency)Gorbachev: Nuclear weapon-free world is not a utopia, but a necessity (http://tass.com/world/905191)

Gorbachev Foundation – Mikhail Gorbachev’s Address to Participants in the International Conference http://www.gorby.ru/en/presscenter/news/show_29688/

International Peace InstituteGorbachev: “Worst Thing” Collapse of Trust Between Major Powers (https://www.ipinst.org/2016/10/the-legacy-of-the-reykjavik-summit)

Trattato INF (da Wikipedia)https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_INF

IPPNW-Italy (questo sito)Così fermammo gli Euromissili (http://www.ippnw-italy.org/?page_id=39)

IPPNW-Italy (questo sito)Helsinki 1984 ed il concetto di guerra nucleare non intenzionale nella storia del disarmo nucleare in Europa (http://www.ippnw-italy.org/?p=187)

 

N.B. Gli estratti dall’intervento di Gorbachev sono liberamente tradotti da Roberto Del Bianco

 

Astana, Kazakhstan. Per un mondo libero dalle armi nucleari


La tragedia del Kazakhstan inizia il 29 agosto 1949 con la prima esplosione atomica sperimentale nel sito sovietico di Semipalatinsk, cui ne seguirono altre 455 nel corso di 40 anni. Immense le conseguenze umane e ambientali, con quasi due milioni di abitanti coinvolti sia dal fallout radioattivo seguito alle esplosioni, sia dalla radioattività a lungo termine, sia dall’impatto sul bagaglio genetico trasmesso alle generazioni future.


5419dde8a1b0d11714f167a8_NUKEE’ imminente l’avvio della conferenza internazionale “Building a nuclear-weapon-free world”, organizzata e voluta nel venticinquesimo anniversario dalla chiusura del sito dei test nucleari sovietici a Semipalatinsk. Non solo una celebrazione nel ricordo della svolta che il governo del Kazakhstan volle fare un quarto di secolo fa alla caduta dell’Impero sovietico ma anche un contributo concreto per la prospettiva di un disarmo nucleare totale.

Sarà un incontro significativo tra parlamentari, Primi Cittadini, esperti in materia di disarmo, leader religiosi e rappresentanti della Società Civile che il prossimo 29 agosto interverranno con i propri contributi alla sessione plenaria principale oltre che alle sessioni di lavoro nel corso della giornata.

I vari panel studieranno argomenti specifici:

  • Sicurezza senza armi nucleari: il Manifesto per il Mondo del 21° secolo
  • Un divieto dei test nucleari e il ruolo delle Nazioni Unite nel raggiungimento del disarmo nucleare
  • Legislazione nazionale e Zone libere da armi nucleari. Geografia di un mondo sostenibile.
  • Iniziative e campagne – legislatori, leader religiosi e della Società Civile

Il programma dettagliato è consultabile nel sito ufficiale della Conferenza.

Il Presidente di IPPNW-Italy, dr. Di Paolantonio, sarà tra i relatori della Conferenza con un proprio speech alla terza Sessione del Panel di lavoro.

La Conferenza è co-sponsorizzata da:

 

Per approfondire:

 


 

CHAIN REACTION 2016

Una nuova reazione a catena è in corso. Simile ma di segno opposto a quelle esplosioni che modificarono per sempre la vita e il territorio della regione. E la reazione (o rivoluzione?) parte anch’essa dalla terra dei Kazaki coinvolgendo ed espandendosi attraverso l’adesione di un numero crescente di realtà della Società Civile.

E l’organizzazione Unfold Zero ha raccolto la proposta:

“Earlier this year, Tolegen Mukhamejanov, one of the leaders of the civil society movement that closed down the Soviet nuclear test site in Kazakhstan in 1991, proposed a chain reaction of civil society actions around the world. The actions would highlight the inhumanity and insecurity of nuclear weapons, oppose the institutions and policies perpetuating the nuclear arms race, and support initiatives by governments and the United Nations to achieve a nuclear-weapon-free world.”

La Campagna suggerita da Tolegen Mukhamejanov e avviata da Unfold Zero sta coinvolgendo dallo scorso 8 luglio un grande numero di membri della Società Civile in tutto il mondo (in Italia troviamo l’Associazione “Beati i costruttori di pace”) la cui “catena” di iniziative – al momento oltre 200 – avrà termine il prossimo 2 ottobre. Significative le date scelte, la prima ricordando la storica sentenza della Corte Internazionale di Giustizia riguardante la minaccia delle armi nucleari, e la seconda in cui cade la Giornata Mondiale della Nonviolenza.

Il sogno di una “reazione a catena”, questa volta di pace e disarmo, era già stato espresso dal dott. Di Paolantonio all’indomani della consegna a Oslo del Premio Nobel per la Pace del 1985 a IPPNW e che troviamo nell’articolo del quotidiano Paese Sera del 3 gennaio 1986.

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Building a nuclear-weapon-free world

Astana nel KazakistanAncora ad Astana, nel Kazakistan. In occasione del 25° anniversario dalla chiusura del sito dei test nucleari sovietici a Semipalatinsk, la capitale della regione ex-satellite dell’URSS apre le porte, dal 28 al 29 agosto prossimi, ad un incontro internazionale che vedrà riuniti parlamentari e sindaci da tutto il mondo, assieme a esperti nel disarmo, analisti politici, leader religiosi e rappresentanti della Società Civile, come pure ad Organizzazioni regionali e internazionali (UN, OSCE, ICRC etc.).

Nel momento in cui terminano i lavori dell’ultima sessione dell’OEWG – l’Open Ended Working Group on Nuclear Disarmament – la Conferenza di Astana contribuisce ulteriormente alla creazione di una volontà politica e di azione per la proibizione e l’eliminazione delle armi nucleari.

Fu il 29 agosto del 1999 che il Presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev chiuse ufficialmente il sito di Semipalatinsk e questo fu il primo di una serie di interventi volti all’eliminazione dei 1500 missili atomici sovietici stivati nel proprio territorio e alla creazione di iniziative globali quali ad esempio la Nuclear Weapon Free Zone tra i Paesi dell’Asia Centrale e la spinta all’istituzione, da parte delle Nazioni Unite, della Giornata mondiale contro i test nucleari.

Dettagli della Conferenza sono fruibili dal sito di PNND (Parlamentarians for Nuclear Non-Proliferation and Disarmament) la cui pagina descrittiva comprende il programma delle due giornate e della visita facoltativa del 31 agosto a Semey, l’odierna Semipalatinsk, situata a un’ora di volo da Astana.


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