VIII SUMMIT DEI PREMI NOBEL PER LA PACE

Roma, Campidoglio, Sala della Protomoteca, 13 dicembre 2007.
Sessione: “The Next Generation: uno sviluppo interdipendente e le azioni per il disarmo globale”.
Intervento del Dott. Michele Di Paolantonio, Presidente della Sezione Italiana (www.geocities.com/ippnwitalia) dell’I.P.P.N.W., International Physicians for the Prevention of Nuclear War, Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, Organizzazione Premio Nobel per la Pace 1985

Colleghi Premi Nobel per la Pace, Signor Sindaco di Roma, Autorità, Signore e Signori,

parlerò del Mediterraneo come Zona Libera dalle Armi Nucleari, come punto cruciale nel processo di disarmo, ma prima permettetemi di riassumere molto rapidamente venticinque anni di attività personale e collettiva di Prevenzione della Guerra Nucleare in Italia, anche nel tentativo di esprimere compiutamente una critica costruttiva all’iniziativa promossa dai Sindaci Italiani di Ghedi ed Aviano per la raccolta di firme per una proposta di legge popolare per la rimozione di 90 bombe nucleari dagli aeroporti militari presenti nei nostri territori italiani.

Circa 30 anni fa l’Italia fu interessata in modo molto pesante nella decisione di installare missili nucleari americani a medio raggio Cruise e Pershing II in Europa Occidentale in risposta al dispiegamento dei missili nucleari sovietici a medio raggio SS20 contro l’Europa Occidentale. Molti di quei missili erano in grado di colpire l’obiettivo in dieci-dodici minuti dal lancio. Il 6 giugno 1980, al Comando Strategico degli Stati Uniti, il NORAD, a causa del calcolatore, la guerra nucleare cominciò e finì in quindici minuti senza il lancio dei missili nucleari, perchè allora si riuscì a scoprire in tempo l’errore, che generò un rapporto congiunto del Senatore Democratico Americano Gary Hart e del Senatore Repubblicano Americano Barry Goldwater presentato il 4 ottobre 1980 alla Commissione Difesa del Senato degli Stati Uniti ed intitolato Recenti Falsi Allarmi nel Sistema di Allarme Strategico per Attacco Nucleare Balistico. Quel rapporto documentava in diciotto mesi, dal 1° gennaio 1979, al 30 giugno 1980, 147 falsi allarmi al NORAD, di cui 4 gravi ed uno, quello del 6 giugno 1980, gravissimo. Fu a partire da quel rapporto che le Nazioni Unite e la sua Agenzia per la Salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, decisero di preparare e pubblicare due propri rapporti esaustivi sul problema intitolati rispettivamente: “ARMI NUCLEARI: studio onnicomprensivo” ed “Effetti della Guerra Nucleare sulla Salute e sui Servizi Sanitari”, di cui curammo le edizioni italiane. Nello stesso periodo, mentre USA ed URSS, a causa del dispiegamento dei missili nucleari a raggio intermedio in Europa, interrompevano dal 1983 al 1985 le trattative di Ginevra per il Disarmo Nucleare, due scienziati, il sovietico Vladimir Alexandrov e lo svedese Paul Crutzen, Premio Nobel quest’anno per la Chimica, elaborarono la teoria del cosiddetto “Inverno Nucleare”, studiando i parametri di oscuramento della radiazione solare con conseguente abbassamento delle temperature sul terreno da parte di polveri vulcaniche ed applicandoli al caso di polveri di funghi termonucleari in caso di guerra nucleare. Nel febbraio 1985 Vladimir Alexandrov scomparve a Barcellona nel corso di un viaggio di studio e Paul Crutzen manifestò la sua preoccupazione affermando che il suo collega non si sarebbe mai dileguato per propria volontà. Nell’agosto dello stesso anno il Dipartimento alla Difesa degli Stati Uniti verificò l’esattezza dei parametri applicati da Alexandrov e Crutzen all’Inverno Nucleare decidendo di disinfestare una foresta al confine tra USA e Canada non con antiparassitari ma con l’incenerimento. Verificata così sperimentalmente la validità della teoria dell’Inverno Nucleare, secondo la quale dopo un conflitto nucleare anche limitato, morirebbero di fame e freddo sul pianeta nel medio periodo anche le popolazioni che vivono nell’emisfero non direttamente colpito dalla guerra nucleare stessa a causa del gelo e del collasso della fotosintesi clorofilliana, il 7 novembre 1985, dopo due anni di interruzione dei colloqui USA-URSS, Reagan e Gorbaciov si incontrarono a Ginevra, e nel protocollo tecnico di intesa dell’incontro concordarono sul concetto di guerra nucleare non intenzionale, per errore tecnico o umano. Fu con quella consapevolezza che essi, aiutati in modo molto importante a capirsi da parte di colui che scelsero come interprete unico dei loro colloqui, cioè Pavel Palathenko, impressero una forte accelerazione all’accordo che portò venti anni fa, con la firma a maggio a Mosca ed a dicembre a Washington del Trattato sulle Armi Intermedie, allo smantellamento di un’intera categoria di armi. Volando in circa dieci minuti sull’obiettivo, in caso di errore tecnico o umano non ci sarebbe stato neanche tempo per fare una telefonata! Prima di arrivare alla firma del Trattato Reagan e Gorbaciov, aiutati da Pavel Palathenko, si incontrarono a Reykyavik, Islanda, nell’autunno 1986, e si dissero che, per le enormi implicazioni che la loro stessa esistenza comportava di fronte alla possibilità di una guerra per errore, era tempo di liberare il mondo da tutte le armi nucleari.

Conobbi Pavel Palathenko ad Helsinki, nel giugno 1984, in occasione del worshop sulle Strategie di Prevenzione della Guerra Nucleare che tenemmo al IV Congresso Mondiale dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, di cui fondai la Sezione Italiana nel 1982, mentre ero un giovane Ufficiale Medico dell’Aeronautica Militare Italiana. L’anno precedente, nell’agosto 1983, ero stato mandato dalla mia università, l’Università degli Studi di Bologna, all’Istituto Internazionale di Studi Strategici di Londra, per una tesi di specializzazione sul Rischio Nucleare da Armi in Italia, ed avevo appreso che la NATO aveva scoperto che i mezzi di spionaggio elettronico sovietici utilizzati sul Canale di Sicilia per fotografare palmo a palmo la Sicilia per individuare i trasportatori erettori lanciatori dei missili nucleari americani Cruise dislocati nell’isola non erano strategicamente utili per colpire selettivamente i Cruise stessi, per cui la cosiddetta capacità di disabilitazione del sistema d’arma Cruise da parte dell’URSS consisteva nell’impiego di un terzo di tutti i missili nucleari a medio raggio SS20 schierati verso l’Europa Occidentale per un attacco a tappeto sull’isola, con l’impiego possibile di un numero compreso tra 80 e 200 testate nucleari di media potenza, a seconda che fossero tutte da un megatone o da centocinquanta chilotoni, impiegando una testata da un megatone ogni sedici chilometri e duecento metri di terreno o tre chilometri e seicento metri.
In occasione di quel workshop, ad Helsinki, dissi che di fronte alla possibilità di una tale apocalisse c’era una sola risposta possibile: lo smantellamento, dal teatro europeo, nel più breve tempo possibile, di quel tipo di armi.
Tre anni dopo, nel maggio 1987, dopo l’incontro di Reykyavik, Reagan e Gorbaciov, interpretati da Pavel, fecero il miracolo.

Dopo il nostro Premio Nobel per la Pace, consegnatoci ad Oslo il 10 dicembre 1985, per aver mostrato chiaramente l’urgente necessità di decisioni per il disarmo nucleare, noi, Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, eravamo proprio a Mosca, al nostro VII Congresso Mondiale.
Anatoly Dobrinin, ambasciatore dell’URSS a Washington, accompagnò Albert Gore, giovane senatore democratico del Massachussets, nella seduta plenaria del nostro Congresso, e con lui Harmand Hammer, petroliere americano noto per essere stato in giovinezza amico ed in affari con Lenin. Dopo Al Gore, Harmand Hammer e Dobrinin parlò Arbatov, e disse rivolto alla platea, dove sedeva anche l’ambasciatore USA a Mosca, questa frase: “Stiamo per farvi una cosa terribile… Stiamo per privarvi del nemico!”.
Rividi Pavel Palathenko al Ristorante Arbat, sulla via Arbat, in occasione della cena di gala del Congresso. Erano passati tre anni dal IV Congresso dell’IPPNW, e proprio in quei giorni stava aiutando Reagan e Gorbaciov a fare quanto auspicato tre anni prima nel corso del nostro workshop di Helsinki.
Da allora, ci siamo rivisti nel 2003 qui al Campidoglio, in occasione del IV Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace, e posso dire con orgoglio che non mi aveva dimenticato.

Perchè ho detto queste cose?
Perchè, oggi come allora, c’è bisogno di uno scatto di consapevolezza, come fu per Reagan e Gorbaciov esattamente venti anni fa.
E non si tratta della distruzione generale, reciproca e controllata di una sola categoria di missili, come fu allora, ma della prospettiva, per gradini successivi, dell’abolizione delle armi nucleari dal pianeta, come efficacemente perseguito entro l’anno 2020 dai Sindaci per la Pace, sotto la guida dei Sindaci di Hiroshima e Nagasaki.
Il 4 gennaio u.s., sul Wall Street Journal, gli americani Kissinger, Shultz, Perry e Nunn hanno vivamente auspicato che si riprenda la riflessione internazionale sulle armi nucleari a partire dai concetti espressi da Reagan e Gorbaciov a Reykyavik, quando affermarono concordemente la necessità di distruggere tutte le armi nucleari e di liberare il mondo da esse. Il 23 gennaio u.s., sullo stesso giornale, è intervenuto il Presidente Mondiale dei Sindaci per la Pace, ed il 30 gennaio u.s. uno dei due protagonisti dell’incontro di Reykyavik, Mikhail Gorbaciov.
Tre anni fa, nel corso di un Seminario mondiale riservato sulle armi di distruzione di massa tenuto presso il Collegio di Difesa della NATO, qui a Roma, i lavori si conclusero con la certezza, espressa dall’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, che così come, per improvvise e collettive decisioni internazionali, l’umanità si liberò dalla schiavitù, allo stesso modo riuscirà a liberarsi dalle armi nucleari e da tutte le armi di distruzione di massa. Fu in quella occasione che degli italiani si dissero dell’importanza che in questa prospettiva hanno i Sindaci per la Pace di tutto il mondo, presieduti dal Sindaco di Hiroshima. La Sezione Italiana dell’IPPNW è orgogliosa che, in tre anni, l’Italia sia diventato il terzo Paese al mondo per numero di propri Sindaci che hanno aderito a questa organizzazione.

Nella recente riunione dell’Esecutivo Mondiale dei Sindaci per la Pace tenuta a Firenze il 21 e 22 novembre 2007 l’organizzazione si è impegnata a promuovere il Mediterraneo come Zona Libera dalle Armi Nucleari.
Ritengo che, alla luce della personale esperienza sull’argomento, la creazione del Mediterraneo Zona Libera dalle Armi Nucleari possa essere il primo concreto passo internazionale nella prospettiva della abolizione delle armi nucleari entro il 2020, come primo concreto gesto di buona volontà da parte sia delle superpotenze nucleari che delle potenze nucleari europee e regionali.
A favore di questa possibilità c’è sia la decisione della chiusura della base nucleare sottomarina americana dell’Isola della Maddalena in Italia, sia la impellente necessità internazionale della pacificazione in questa parte del mondo, come crocevia cruciale, non solo geografico, ma anche politico e militare, nei rapporti tra Nord e Sud del mondo, nel momento storico in cui un vecchio ordine mondiale è finito insieme alla fine della Guerra Fredda, ed un nuovo ordine, basato sull’equa condivisione delle risorse e dello sviluppo ancora non si afferma, con grave pericolo per tutti.

Perciò chiedo a tutti i Colleghi Premi Nobel che partecipano a questo VIII Summit di indicare esplicitamente nella Dichiarazione Finale il Mediterraneo Zona Libera dalle Armi Nucleari come primo, possibile e concreto passo internazionale verso l’abolizione delle armi nucleari. Questo concetto è stato scritto nello stesso  documento finale dell’Esecutivo Mondiale dei Sindaci per la Pace tenutosi recentemente a Firenze.
L’anno scorso auspicai, in qualità di Presidente della Sezione Italiana dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, che i Sindaci per la Pace del Mediterraneo si riunissero in occasione dei Giochi Sportivi del Mediterraneo, che si terranno in Italia dal 26 giugno al 5 luglio 2009, per promuovere la creazione del Mediterraneo Zona Libera dalle Armi Nucleari.
Tale proposta dovrà ispirare le attività internazionali dei rispettivi Paesi Mediterranei allo scopo di giungere nel più breve tempo possibile in sede ONU alla liberazione della superficie, delle acque e dei fondali del Mar Mediterraneo da ogni tipo di arma nucleare esplodente.
L’efficacia della proposta, nella prospettiva di manifestazioni multilaterali, reciproche e controllate di buona volontà nel cammino verso l’abolizione delle armi nucleari, sta proprio nel carattere sovranazionale e plurale della proposta stessa.
Per motivi analoghi e speculari ritengo che sia sbagliato proporre azioni unilaterali di disarmo nucleare, come proposto in Italia dall’organizzazione “Beati i Costruttori di Pace” e dalla cosiddetta “Tavola per la Pace” attraverso la raccolta di cinquantamila firme per una proposta di legge popolare per la rimozione di 40 bombe nucleari immagazzinate nell’aeroporto militare italiano di Ghedi e di 50 bombe nucleari immagazzinate nell’aeroporto militare americano di Aviano.
Tale proposta comporta rischi, più che opportunità, nel cammino verso l’abolizione delle armi nucleari, sia perchè non considera l’esistenza di trattati militari internazionali che impegnano la Nazione, sia perchè sottovaluta l’evenienza di una sconfitta della proposta di legge in sede di dibattito parlamentare (così come avvenuto recentemente nel Parlamento Britannico durante il dibattito parlamentare sulla modernizzazione del Sistema Missilistico Trident), e quindi le conseguenze che ne deriverebbero, e che andrebbero quindi nella direzione esattamente opposta a quella prefissata, in termini di consenso in Italia alla pace ed al disarmo nucleare generale, multilaterale, reciproco e controllato.

Spero che queste valutazioni incontrino il vostro accordo.
Grazie per la vostra attenzione.

Dott. Michele Di Paolantonio,
Specialista in Igiene e Medicina Preventiva,
Perfezionamento in Diritto Sanitario,
Presidente della Sezione Italiana dell’IPPNW,
Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare,
Organizzazione Premio Nobel per la Pace 1985,
(www.ippnw.org).

C’è un progetto per fare esplodere la pace

(da “Paese Sera” del 3 gennaio 1986, pagina 5)

Sul TIME del 2 dicembre scorso, nell’indifferenza generale, è stata pubblicata una notizia: nell’agenda di lavoro concordata a Ginevra per il futuro tra i grandi Reagan e Gorbaciov, c’è lo studio per istituire un “centro per il controllo di crisi”, diretto insieme da sovietici ed americani, che dovrebbe evitare il rischio della escalation accidentale verso una guerra nucleare. Per la prima volta è entrato ufficialmente, nel linguaggio diplomatico fra le superpotenze, un altro fattore di rischio gravissimo: il concetto di “guerra nucleare non intenzionale”.
 
Se una guerra nucleare si combattesse per sbaglio o per intenzione, le polveri ed i fumi che le esplosioni innalzerebbero modificherebbero radicalmente le condizioni fisiche dell’atmosfera, oscurando la luce solare ed impedendo ad essa, per circa un anno, di arrivare sulla terra ad alimentarne la vita. Trecento scienziati di ogni punto cardinale del mondo riuniti nell’International Council of the Scientific Unions (il Consiglio internazionale delle società scientifiche), hanno chiamato tutto questo “inverno nucleare”. Sarebbe dopo la morte immediata stimata da alcuni in circa 2 miliardi di persone la morte per fame e per freddo degli abitanti delle parti del pianeta anche non direttamente colpite dalla guerra nucleare. E’ innescata sul futuro dell’intera umanità una forza distruttiva tanto grande da sfuggire alla stessa logica umana. Per impedirne gli effetti c’è una sola via: disinnescarla. E solo l’intera umanità, che ne ha permesso passivamente lo sviluppo, può farlo.
 
L’obiettivo della presa collettiva di coscienza dell’intera umanità, sui rischi di una guerra nucleare, condizione unica per un effettivo disarmo nucleare, è il minimo, essenziale, comune denominatore, e i 135 mila medici di 41 paesi del nord, del sud, dell’ovest e dell’est che si battono per prevenire la guerra nucleare assicurando in tal modo un decisivo, irrinunciabile intervento di prevenzione a difesa della salute dell’umanità. L’unico intervento medico possibile in una guerra nucleare, non è dopo, ma prima, e consiste nella sua prevenzione. 
 
Ci siamo recati ad Oslo in due dall’Italia, io ed il professor Alberto Malliani di Milano, per portare la testimonianza della sezione italiana dell’IPPNW, International Physicians for the Prevention of Nuclear War.
Più di quarant’anni fa i fisici del progetto Manhattan lavoravano negli Stati Uniti attorno ad un’idea: la liberazione di immense energie, intervenendo a modificare l’organizzazione della materia, attraverso la fissione dei nuclei di atomi di elementi radioattivi, in una reazione a catena. Nacquero in questo modo le bombe di Hiroshima e Nagasaki. Pochi anni più tardi quei pochi, tra loro, che vollero andare avanti nella ricerca, scoprirono il modo di liberare energie ancora più grandi attraverso la fusione di nuclei di isotopi dell’idrogeno. Nacque così la bomba all’idrogeno termonucleare. La fissione e la fusione sono all’origine della nostra era: l’era termonucleare.
 
Analogamente a quanto fecero i fisici allora, oggi medici di tutto il mondo lavorano all’innesco di una reazione a catena, ma questa volta di pace e di disarmo, che colpisca nel profondo e modifichi il modo di pensare della gente, di ogni latitudine e di ogni sistema politico. Così come la fusione nucleare, inoltre, ha reso possibile la realizzazione di bombe ancora più potenti, attraverso la liberazione di quantità ancora più grandi di energia in tempi minori, unificando elementi diversi, analogamente i medici per la prevenzione della guerra nucleare si propongono di fondere in un unico sforzo realtà umane e sociali profondamente diverse, spesso opposte, allo scopo di rendere possibile una esplosione planetaria, la più grande possibile, di pace e di disarmo nucleare generale, reciproco e controllato.
 
Lavoriamo a questo progetto da cinque anni, e abbiamo ottenuto uno straordinario riconoscimento: il Premio Nobel per la Pace 1985. Ci siamo recati ad Oslo da ciascuna delle quarantuno nazioni ufficialmente rappresentate nell’IPPNW, International Physicians for the Prevention of Nuclear War (Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare), ed il 10 dicembre ci è stato consegnato il Premio Nobel per la Pace. Il premio per noi non è un punto di arrivo: continueremo a lavorare, e con sempre maggiore impegno, proponendoci di giungere a contattare qualsiasi categoria medica nazionale, qualsiasi popolo, qualsiasi dirigente del globo e, nelle rispettive nostre realtà nazionali, qualsiasi collega ed operatore sanitario, qualsiasi cittadino, qualsiasi operatore della comunicazione di massa, qualsiasi dirigente politico e militare, di ogni pensiero professionale, politico, ideale, religioso.
 
Tutti sanno tuttavia che il conseguimento del Premio Nobel per la Pace all’IPPNW ha innescato profonde critiche nei confronti di alcuni colleghi sovietici, tra cui il professor Eugeny Chazov (coPresidente mondiale dell’IPPNW, insieme al professor Bernard Lown, americano) a causa della posizione da questi assunta in patria contro un suo connazionale dissidente, il fisico nucleare professor Andrei Sakharov. Di fronte a tutto questo, l’IPPNW ha ribadito che non è suo compito, per statuto, prendere posizione sulle politiche di qualunque governo, e ciò per evitare ostacoli alla prevenzione della guerra nucleare.
 
Per capire il senso di questa posizione basta riandare alla conclusione del discorso tenuto il 10 dicembre ad Oslo da Egil Aarvik, Presidente del Comitato Nobel norvegese, in occasione della consegna del Premio Nobel per la Pace 1985 all’IPPNW: “…il Premio di quest’anno è più connesso al problema del disarmo, ma è anche connesso a un livello più profondo con i diritti umani, e al diritto umano forse più importante e fondamentale di tutti gli altri: il diritto alla vita. Il diritto ad una vita e ad un futuro per noi tutti, per i nostri figli e per i nostri nipoti…è alla luce di questo diritto fondamentale dell’uomo che l’organizzazione International Physicians for the Prevention of Nuclear War ha scelto il suo corso. Ed ora riceve il Premio per la Pace come riconoscimento di un lavoro costruttivo svolto per la causa della pace. Ma il premio esprime anche una speranza, una speranza per il progressivo avanzamento di un nuovo modo di pensare, cosicchè possano essere costruiti ponti sulle divisioni che rappresentano la nostra paura del futuro”.
 
Qualcuno ha soffermato l’attenzione sul fatto che alla cerimonia per la consegna del premio mancavano l’ambasciatore inglese, tedesco federale ed americano. Nel corso di un cordiale e lungo incontro che abbiamo avuto presso l’Ambasciata Italiana ad Oslo, il nostro Ambasciatore, Giuseppe Scaglia, ha assicurato alla delegazione italiana al Premio che le assenze, singolarmente motivate, non avevano significato politico, ribadendo la presenza degli incaricati dei governi inglese, tedesco federale ed americano, e la mancanza da parte di tutti i governi dei Paesi della NATO di qualsiasi ostilità nei confronti dell’IPPNW, stabilito che certe valutazioni fatte, e riguardanti i singoli non coinvolgevano l’organizzazione.
 
Chiarite queste cose ad Oslo, non rimane che farlo anche in Italia, dove tutti dobbiamo lavorare, medici e non, per fare più forte la sezione nazionale dell’IPPNW, l’AIMPGN, Associazione Italiana Medicina per la Prevenzione della Guerra Nucleare.
di MICHELE DI PAOLANTONIO
Medico ­chirurgo, specialista in Igiene e medicina preventiva;
delegato italiano al Premio Nobel per la Pace 1985