Medical Appeal: No War in Europe!

Il comunicato stampa dalla sezione europea di IPPNW alla pubblicazione dell’appello, da sottoscrivere da parte della classe medica europea, per la risoluzione diplomatica della crisi ucraina.

Più di 400 operatori sanitari provenienti dall’Europa e da altre parti del mondo hanno sottoscritto a tutt’oggi un appello, lanciato dal Premio Nobel per la Pace International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW), chiedendo che la guerra in Europa sia evitata. Avvisando che una guerra sarebbe un disastro umanitario, invitano tutte le parti in conflitto a scegliere la diplomazia piuttosto che l’escalation.

Il co-vicepresidente regionale per l’Europa di IPPNW, la dott.ssa Angelika Claussen, ha commentato: “La nostra responsabilità come medici e operatori sanitari è salvare vite umane attraverso un’azione preventiva. Ecco perché dobbiamo agire per fermare un’altra guerra in Europa che potrebbe facilmente trasformarsi in una guerra nucleare”.

L’appello critica le politiche di confronto, le accuse di colpe e il dispiegamento di truppe e armi da tutte le parti per l’escalation del conflitto, paragonando la situazione allo stallo di Berlino del 1958 e alla crisi di Cuba del 1962. L’appello medico richiede una comprensione delle esigenze di tutte le parti in conflitto, affermando “Dobbiamo fare un passo indietro e guardare a questa impasse attraverso gli occhi dell’altro. Ciò non significa che dobbiamo accettare l’opinione dell’altro o assumere la sua prospettiva come la nostra”.

Proposte concrete, come la cessazione delle minacce, il ritiro di truppe e armi dai confini dell’Ucraina e la discussione di misure per rafforzare la fiducia, sono avanzate nell’appello che conclude: “Il nostro appello a uno sforzo diplomatico continuo per risolvere la crisi politica non significa accordo con determinate posizioni politiche. Cerchiamo di prevenire un conflitto potenzialmente incontrollabile che potrebbe degenerare anche in una guerra nucleare”.


Il testo dell’appello e l’elenco iniziale dei firmatari si trovano qui:

https://www.ippnw.eu/en/prevention-of-war/medical-appeal-no-war-in-europe.html

Gli operatori sanitari sono invitati a continuare a sottoscrivere l’appello tramite il link sotto il testo.

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L’Ucraina e la minaccia del conflitto nucleare

Da 25 a 50 mila civili, da 3000 a 15000 soldati russi, fino a 5 milioni di profughi. E la minaccia di un conflitto nucleare.

Da Ira Helfand, membro del board di IPPNW, una lucida analisi su quanto provocherebbe lo sfociare della crisi ucraina in una guerra vera e propria. La prospettiva dei morti e dei rifugiati, indicata più sopra e citata da funzionari del governo statunitense, è riferita ovviamente al solo innesco di un conflitto convenzionale. Ma se il conflitto – come è evidentemente possibile – arrivasse ad allargarsi oltre i confini dell’Ucraina coinvolgendo anche i Paesi della NATO, diverrebbe allora un confronto aperto tra potenze nucleari.

Leggiamo quanto egli descrive:

“Queste cifre si basano sul presupposto che vengano utilizzate solo armi convenzionali. Tuttavia, se il conflitto si estendesse oltre i confini dell’Ucraina e la NATO fosse coinvolta nei combattimenti, questa diventerebbe una grande guerra tra forze armate nucleari con il pericolo reale che le armi nucleari vengano utilizzate”

e, proseguendo con l’osservazione che “il dibattito pubblico su questa crisi è del tutto assente nella discussione di questa terribile minaccia”.

Certamente le parti in causa non utilizzerebbero subito le proprie armi nucleari. Ma “come risultato dei progressi della tecnologia e della potenza di fuoco negli ultimi decenni, queste armi possiedono una portata e una distruttività molto più grandi rispetto ai modelli precedenti, consentendo loro di colpire obiettivi di alto valore – basi aeree, stazioni radar, centri di comando, centri logistici e così via – molto dietro le linee del fronte. Mentre le perdite aumentano da entrambe le parti, e se l’una o l’altra dovessero affrontare una sconfitta imminente, i suoi leader potrebbero sentirsi spinti a impiegare le loro armi nucleari tattiche per evitare un simile risultato. Sia le dottrine militari statunitensi che quelle russe ne consentono l’uso in tali circostanze”.

Diamo adesso un’occhiata sull’attuale potenza: “Nonostante la riduzione delle forze nucleari negli ultimi decenni, la Russia ha ancora dispiegate 1.900 armi nucleari tattiche e 1.600 strategiche. Da parte della NATO, la Francia ha dispiegato 280 armi nucleari e il Regno Unito 120. Inoltre, gli Stati Uniti hanno 100 bombe tattiche B-61 dispiegate nelle basi NATO in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia, e ulteriori 1.650 testate strategiche”.

Una singola atomica da 100 Kilotoni che esplodesse sopra Mosca provocherebbe la morte di 250 mila persone e ferendone un milione; una singola simile bomba sopra il Campidoglio degli Stati Uniti ne ucciderebbe oltre 170 mila e con quasi 400 mila feriti.

E ancora, in un crescendo di ulteriori possibilità – perché è altamente improbabile che gli Stati coinvolti si limiterebbero alla singola distruzione delle rispettive capitali…

“Un rapporto del 2002 ha mostrato che se solo 300 delle 1.600 testate strategiche dispiegate dalla Russia fossero fatte esplodere nei centri urbani degli Stati Uniti, 78 milioni di persone morirebbero nella prima mezz’ora. Inoltre, l’intera infrastruttura economica della nazione verrebbe distrutta: la rete elettrica, Internet, il sistema di distribuzione alimentare, la rete di trasporto e il sistema sanitario pubblico. Tutte quanto necessario per sostenere la vita sarebbe scomparso e nei mesi successivi a questo attacco la stragrande maggioranza della popolazione degli Stati Uniti soccomberebbe alla fame, alla malattia da radiazioni, all’esposizione e alle malattie epidemiche. Un attacco degli Stati Uniti alla Russia produrrebbe lì una devastazione simile. E se la NATO fosse coinvolta, la maggior parte del Canada e dell’Europa subirebbero un destino simile”.

Ricordiamo infine quanto già da tempo anche su queste pagine viene sottolineato. Gli effetti a medio e lungo termine di un conflitto nucleare si tradurrebbero in un raffreddamento globale improvviso e catastrofico. “Una guerra che coinvolge gli arsenali completamente dispiegati di Stati Uniti e Russia potrebbe caricare fino a 150 milioni di tonnellate di fuliggine nell’alta atmosfera, facendo scendere le temperature medie in tutto il mondo fino a 18 gradi Fahrenheit (8°C sotto zero). Nelle regioni interne del Nord America e dell’Eurasia le temperature calerebbero fino a livelli mai visti dall’ultima era glaciale, producendo un disastroso declino della produzione alimentare e una carestia globale che potrebbe uccidere la maggior parte dell’umanità. Anche una guerra più limitata che coinvolga solo 250 testate da 100 kilotoni potrebbe abbassare la temperatura media globale di 10 gradi, abbastanza da innescare una carestia senza precedenti nella storia umana, che quasi certamente porterebbe la fine della civiltà moderna”.

Le armi nucleari sono una minaccia per la nostra sopravvivenza. Ma “La loro eliminazione potrebbe essere raggiunta entro un decennio se i leader degli Stati dotati di armi nucleari si impegnassero a farlo. E il processo di negoziazione di un’agenda verificabile e applicabile per lo smantellamento di queste armi stabilirebbe un nuovo paradigma cooperativo nelle relazioni internazionali che consentirebbe loro di affrontare l’altra, più complessa minaccia esistenziale rappresentata dalla crisi climatica”.

“È imperativo che l’attuale crisi sia risolta con mezzi diplomatici. È altrettanto imperativo che i Nuclear States imparino da questa situazione pericolosa e agiscano per eliminare il pericolo di una guerra nucleare in modo definitivo avviando prontamente negoziati per la completa eliminazione di queste armi, come auspicato dalla campagna Back from the Brink – e quindi che tutti si conformino al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari”.

(il testo completo, di cui l’estratto in questa pagina, è riportato nel sito USA “The Nation”).

Ricordando il Dr. Lown

A meno di un mese dalla sua scomparsa è sempre vivo il ricordo del Dr. Bernard Lown

“Di fronte a una terribile emergenza di arresto cardiaco improvviso, i medici non chiedono se il paziente fosse una brava persona o un criminale. Non ritardiamo il trattamento per apprendere la politica o il carattere della vittima. Non rispondiamo come ideologi, né come russi né come americani, ma come medici. L’unica cosa che conta è salvare una vita umana. Lavoriamo con i colleghi, qualunque sia la loro convinzione politica, siano capitalisti o comunisti. Questa stessa cultura permea IPPNW. Il mondo è minacciato da una morte nucleare improvvisa. Lavoriamo con i medici indipendentemente dalle loro convinzioni politiche per salvare la nostra casa in pericolo.”


Ecco. A meno di un mese dalla sua scomparsa è sempre vivo il ricordo del Dr. Bernard Lown, storico cofondatore di IPPNW (vedi articolo precedente) oltre che importante scienziato nella branca medica della cardiologia. E quanto citato più sopra descrive efficacemente lo spirito che portò un piccolo gruppo di medici americani e sovietici a fondare nel 1980 l’Associazione dei medici per la prevenzione della guerra nucleare.

Dalla “famiglia globale” di IPPNW arriva adesso questo importante documento, che ha voluto raccogliere ricordi e testimonianze da chi ha condiviso la sua opera nel corso della sua vita. Un tributo che contribuisce ulteriormente alla conoscenza del dott. Lown e conservarne la memoria.

 

Bernard Lown, un gigante

Abbiamo perso un gigante. Il miglior tributo che possiamo offrire è portare avanti il nostro lavoro e liberare finalmente il mondo dalle armi nucleari. IPPNW ha contribuito a salvare il mondo negli anni ’80. Facciamolo ancora.


Bernard Lown
Dr. Bernard Lown, IPPNW founding co-president (1981). Fonte: ippnw.org

Decine di messaggi stanno pervenendo nelle mailing list di IPPNW e ICAN. Messaggi che portano ricordi e parole di condoglianza nient’affatto formali. IPPNW, International Physicians for the Prevention of Nuclear War ha salutato per l’ultimo viaggio il suo cofondatore Bernard Lown.

Il mondo scientifico lo ricorda come l’inventore del primo defibrillatore cardiaco efficace. Noi umani per la pace, all’annuncio della sua scomparsa riandiamo indietro nel pensiero a quegli anni dove le vicende della Guerra Fredda portavano rischi sempre maggiori di un confronto atomico tra le superpotenze.

IPPNW nasce nel 1980. Si era nel pieno della corsa alle armi nucleari e fu questo lo scenario che spinse sette medici americani e sovietici, tra cui il dottor Lown e il dottor Yevgeny I. Chazov – cardiologo e medico personale del leader sovietico Breznev, a fondare l’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, International Physicians for the Prevention of Nuclear War. Nel 1985, anno in cui ricevette il Premio Nobel per la Pace, il gruppo aveva già raccolto 135.000 membri in 41 Paesi.

Dal New York Times del 16 febbraio un articolo, a firma Robert D. McFadden, oltre che descriverne l’enorme aiuto che il suo defibrillatore ha dato nella salvezza di molte vite umane, si sofferma anche sul suo ruolo fondamentale nella nascita dell’Organizzazione. Organizzazione – leggiamo dalla pagina del NYT – a cui tuttavia arrivarono risvolti controversi dopo l’assegnazione del Nobel: impressioni di “ingenuità” nei confronti dei suoi fondatori ma anche critiche da parte occidentale, alimentate oltretutto dalla presenza tra essi del dott. Chazov – medico personale di Breznev – che un decennio prima si era espresso contro Andrei Sakharov unico destinatario sovietico del Nobel per la Pace, attivista per i diritti umani ma che come fisico contribuì in modo determinante allo sviluppo della Bomba H sovietica.

In un libro di memorie del 2008, “Prescription for Survival: A Doctor’s Journey to End Nuclear Madness”, il dottor Lown raccontò la storia del suo gruppo antinucleare osservando che la fine della Guerra Fredda non aveva risolto la minaccia di annientamento. “Eliminare la minaccia nucleare”, ha scritto, “è una sfida storica che fa riflettere se noi umani abbiamo un futuro sul pianeta Terra”.

Concludiamo riportando, tra i numerosi messaggi di partecipazione, le parole espresse da Ira Helfand, co-presidente di IPPNW:

“Non è affatto chiaro se saremmo qui oggi, se non fosse stato per il lavoro di IPPNW negli anni ’80. Mentre molte persone hanno contribuito a questo sforzo, il Dr. Lown e il Dr. Chazov sono stati la figura chiave. Mi unisco a tutti voi nel piangere la morte del dottor Lown e nel salutare il suo straordinario coraggio, determinazione e visione.

Abbiamo perso un gigante. Il miglior tributo che possiamo offrire è portare avanti il nostro lavoro e liberare finalmente il mondo dalle armi nucleari. IPPNW ha contribuito a salvare il mondo negli anni ’80. Facciamolo ancora.”