OEWG, la prima sessione in corso a Ginevra

 

E’ in corso a Ginevra la prima sessione dell’OEWG, l’Open-ended Working Group taking forward multilateral nuclear disarmament negotiations di cui il mese scorso si è data una prima informazione (vedi il post Imminenti a Ginevra le sessioni dell’OEWG). Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite conformemente alla risoluzione A/RES/70/33, ha lo scopo di affrontare la definizione di norme e disposizioni legali concrete ed efficaci per arrivare alla messa al bando delle armi nucleari, e inoltre di formulare raccomandazioni atte a contribuire al proseguimento di negoziati multilaterali sul disarmo nucleare.

Un aggiornamento dettagliato e decisamente positivo viene da Beatrice Fihn, Executive Director di ICAN, a metà percorso di questi cinque giorni di lavori.

Quanto finora svolto in questi primi tre giorni si è focalizzato sulla discussione di nuove misure legali proprio riguardo la messa al bando degli ordigni, discussione che si è incrociata tra i sostenitori del Nuclear Ban e gli Stati membri della NATO o comunque sotto la protezione nucleare USA. L’attenzione sulle misure legali ha costretto le varie delegazioni ad affrontare nuove tipologie di intervento, evitando di “riciclare” passati statement tipici dei vari NPT e simili. Uno statement molto forte è arrivato dalla delegazione del Brasile, l’Algeria si è espressa per la prima volta a favore del Nuclear Ban mentre diversi altri Paesi –  Austria, Irlanda, Messico, Malaysia, Costa Rica, Sudafrica etc. – stanno svolgendo un lavoro efficace elaborando e rifiutando argomenti provenienti dai Paesi della NATO (o posti sotto l'”ombrello” nucleare degli Stati Uniti), che esprimono la loro disapprovazione per un trattato di messa al bando. Tra questi, diversi si sono tuttavia realmente impegnati nella discussione riguardante gli aspetti legali e sul divieto, in particolar modo Olanda, Belgio, Germania e Australia.

Terminando la discussione su questo argomento, verranno focalizzati altri aspetti, meno riguardanti il “divieto” e più sulla trasparenza, riduzione dei rischi e sensibilizzazione sulle conseguenze umanitarie.

Su Twitter è presente l’hashtag #OEWG, seguito con molta attenzione da tutti i diplomatici presenti al meeting e probabilmente anche da rappresentanti del 5 maggiori Nuclear States, assenti al Working Group come prevedibile.

Da John Loretz, Program Director di IPPNW, ecco un breve clip posto sul canale IPPNW1 di Youtube e che si vorrebbe far diffondere il più possibile durante questi giorni di lavori a Ginevra!


 Why an Emergency Response to a Nuclear Attack is Impossible

 


______________________________

Ma se (anche) la Francia…

Una lunga riflessione dalle pagine online dell’Huffington Post a firma Alan Robock, Professore Emerito di climatologia al Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers University.


Fa scalpore in questi giorni la dichiarazione di Putin all’indomani del lancio di missili da un sottomarino russo contro postazioni dell’ISIS, che porta a sottolineare con una sorta di “speriamo di non doverle mai usare” l’ipotesi seppur remota di un possibile uso delle “testate di tipo speciale” con cui quei missili da crociera potrebbero venire armati.

Solo una prova di forza probabilmente, nel gioco degli equilibri militari tra le superpotenze che si manifestano adesso anche tra i confini di quel Medio Oriente mai in pace. Un “potremmo premere il grilletto ma non credo che debba servire” che rischia però di portare pericolosamente in pendenza uno dei bracci di quella fragile altalena oscillante tra la speranza di un disarmo nucleare e la catastrofe globale, tra la consapevolezza reciproca della Mutual Assured Destruction e l’idea che un uso limitato dell’atomica possa essere tutto sommato possibile senza eccessivi danni al di là dell’obiettivo designato.

Una lunga riflessione viene dalle pagine online dell’Huffington Post a firma Alan Robock, Professore Emerito di climatologia al Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers University. Che introduce così:

“Le 300 testate nucleari francesi sono state inutili per proteggere dai terribili attacchi suicidi  di Parigi. E se pure la Francia le utilizzasse mai per attaccare città e aree industriali di un altro Paese, essa stessa diverrebbe un attentatore suicida…”

Una “Self Assured Destruction”, una distruzione suicida assicurata, cioè, anche se l’attacco nucleare riuscisse senza reazioni della controparte: il Nuclear Winter, l’”inverno nucleare” che ne seguirebbe, porterebbe anche la stessa nazione attaccante a veder morire i propri cittadini per le conseguenze globali degli effetti climatici – per freddo, per fame – effetti che durerebbero per più di una decade dalle esplosioni.

“E’ indispensabile per la Francia e il resto del mondo sbarazzarsi dei loro arsenali nucleari. Essi non possono essere utilizzati senza mettere in pericolo la nazione attaccante.

La minaccia del loro utilizzo da qualsiasi nazione è ridicolo e non può essere preso sul serio. Non forniscono un deterrente. Non solo le armi nucleari non dissuadono i terroristi, non dissuadono nemmeno le stesse nazioni dall’attaccare. Basti pensare all’attacco al Regno Unito dall’Argentina (la guerra per le Isole Falkland), in Israele (la Guerra dei Sei Giorni) e l’invasione dell’Europa orientale dopo la seconda guerra mondiale.”

“Mentre continuano i più importanti negoziati sul clima alla 21° Conferenza delle Parti a Parigi nel dicembre 2015, dobbiamo tenere a mente che la più grande minaccia per il nostro pianeta non è il riscaldamento globale ma l’uso accidentale o intenzionale delle armi nucleari. Abbiamo bisogno di bandire le armi nucleari ora, poi avremo il lusso di affrontare il problema del riscaldamento globale.”


N.B. L’intero articolo è pubblicato su questa pagina:

http://www.huffingtonpost.com/alan-robock/paris-nuclear-weapons-and_b_8734454.html


Qui un intervento del Dr. Robock. “Nuclear winter – still possible but preventable”

In attesa del Nobel per la Pace

Alfred Nobel

Segnamoci la data. Perché il prossimo venerdì 9 ottobre verrà svelato il nome di chi, persona o organizzazione, riceverà a Oslo dal Comitato Nobel norvegese il riconoscimento più importante per la propria opera nella realizzazione della pace e il disarmo nel mondo.

Non è possibile conoscere il nome dei candidati al Peace Prize di quest’anno (tra le regole imposte vi è il segreto assoluto su questo per almeno 50 anni) ma il loro numero è ragguardevole: 273 in tutto di cui 63 sono organizzazioni. Da essi il Comitato ha inizialmente preparato  una prima lista da cui poi verranno scelti i Nobel Laureates del 2015.

Attendiamo allora il nome che tra pochi giorni sarà annunciato. La cerimonia ufficiale per il conferimento del Nobel avverrà poi il prossimo 10 dicembre, nel frattempo è possibile approfondire seguendo i prossimi link:

 

 


Courtesy www.nobelprize.org

______________________________

Alle Nazioni Unite un nuovo appello

logo-ira-nobel-summitSettanta anni non sono bastati ai “Nuclear States” per convincersi che l’arsenale atomico in loro possesso è sempre e comunque una minaccia terribile per l’umanità. E neanche l’accelerazione degli ultimi anni nelle iniziative – di base, istituzionali o governative – per il disarmo completo ha ottenuto dagli Stati nucleari più di una tiepida politica di disarmo “a piccoli passi”.

Il 10 settembre 2015 un’altra testimonianza, davanti alla maggiore platea rappresentativa delle Nazioni, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nell’occasione di un panel organizzato in concomitanza col 60° anniversario della Giornata contro i test nucleari.
Un avvertimento ripetuto ancora una volta. La descrizione di quali sarebbero le conseguenze di un conflitto atomico di media portata, un centinaio di bombe da entrambi gli Stati belligeranti. Che potrebbe essere innescato anche da un falso allarme o da un guasto tecnico. Nonostante nessuno Stato nucleare avesse avuto la minima intenzione di darne il via.
Viene qui pubblicato il video con cui Ira Helfand, co-presidente di IPPNW, si è rivolto ai partecipanti. Mentre a questo link è disponibile il testo del suo discorso.
 

______________________________

Dal Summit di Roma un appello al disarmo nucleare

img_20110Un discorso semplice e lineare, un appello coinvolgente risuonato dalla voce di Ira Helfand, co-presidente dell’Organizzazione mondiale dei medici per la prevenzione della guerra nucleare, nell’ampia sala che ha ospitato a Roma il Summit dei Premi Nobel per la Pace. Un resoconto dettagliato come già espresso in altre occasioni, cifre alla mano e una preoccupazione nel viso e nell’espressione di voce. E terminando con un appello rivolto a tutti, ai leader presenti in sala e a ciascuno di noi, per lavorare affinché il mondo venga presto liberato dall’incubo della distruzione totale.

Qui sotto è riportato il video del discorso integrale del dott. Helfand. Ascoltiamolo, magari aiutandoci con i sottotitoli presenti. Facciamo nostro l’appello finale. E segnamolo nell’elenco delle cose importanti da fare.

E il poco tempo che la vita sociale ci lascia libero avrà il colore e il sapore della speranza.

“Le armi nucleari non sono una forza della natura, non sono generate da Dio, sono qualcosa che gli esseri umani hanno prodotto, e noi le possiamo smantellare,sappiamo come fare. Ciò che manca è la volontà politica.
E per questo ci rivolgiamo a voi, perché questo compito, l’eliminazione delle armi nucleari, richiede il coinvolgimento di ciascuno di noi.
Vi sono qui tra noi dei grandi leaders, che impiegano tutto il loro tempo nel lavorare per la propria causa. Io sono solo un medico, trascorro 40 ore alla settimana per curare i miei pazienti, posso impiegarne poco per lavorare su questo problema. Ed è quanto tutti voi potete fare.
E spero che tutti voi lo vogliate fare, in modo che quando arriverete a tirare le somme della vostra vita, potrete onestamente essere in grado di guardare in voi stessi e dire, ho aiutato a salvare il mondo.
Non posso promettervi che con questo vi guadagnerete il Paradiso, ma posso promettervi che questa sarà la cosa migliore che potreste dire della vostra vita”.

______________________________