A margine dell’approvazione – notizia giunta dal Comitato norvegese alla Fondazione Gorbachev Italia – della recente candidatura al Premio Nobel per la Pace della classe sanitaria italiana, in prima linea nella lotta al Covid-19, crediamo sia importante rammentare nuovamente il ruolo fondamentale svolto dai membri della classe medica aderenti a IPPNW nel lungo percorso, a partire dalla fondazione della campagna ICAN, che ha portato alla realizzazione del Nuclear Ban e al conseguente conferimento nel 2017 del Premio Nobel alla stessa ICAN.
Riportiamo allora alcuni stralci da un articolo pubblicato lo scorso 8 dicembre 2017 dal Giornale Diplomatico riferito proprio all’allora imminente consegna del Nobel a ICAN, alla cui cerimonia hanno presenziato, tra gli altri, anche il dott. Tilman Ruff – uno dei quattro co-presidenti mondiali di IPPNW – e il dott. Di Paolantonio presidente della Sezione Italiana.
“L’attività internazionale che ha portato alla Conferenza ed al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari ed al Nobel per la Pace ad ICAN è partita anche da una proposta fatta a Roma il 24 e 25 aprile 2010 al rappresentante del Comitato Internazionale della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa dal rappresentante dell’Internazionale Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare, nel corso di un working meeting del Segretariato dei Summit dei Premi Nobel per la Pace, svoltosi all’Hotel San Pietro di Roma.”
E sottolinea poi:
“L’iniziativa si è sviluppata dibattendo autorevolmente e diffondendo tra gli addetti i concetti scientifici fondanti l’impatto umanitario delle armi nucleari, cioè l’Inverno Nucleare e la Fame Nucleare, che a causa delle conseguenze climatiche dell’immissione di miliardi di tonnellate di polveri e fumi delle esplosioni nella troposfera che avvilupperebbero il pianeta facendo schermo alle radiazioni solari ne abbasserebbero le temperature medie stagionali gravemente impedendo la stessa fotosintesi clorofilliana e quindi i raccolti. In una guerra nucleare, anche limitata e non su vasta scala, tutto ciò potrebbe causare la morte, nel breve-medio periodo, di circa due miliardi di persone anche nell’emisfero non direttamente colpito dalle esplosioni.”
Più volte ci siamo soffermati quanto il rischio sempre crescente di un conflitto nucleare abbia ad essere combattuto con l’unica arma possibile, la prevenzione: poiché nessuna cura sarebbe possibile per alleviare le sofferenze dei sopravvissuti. E’ anche per questo che IPPNW, l’Associazione Internazionale dei medici per la prevenzione della guerra nucleare, non ha cessato di impegnarsi per l’abolizione dell’arma atomica. E che ricevette anch’essa nel 1985 il Nobel per la Pace.