Biden e Putin siglano un comunicato congiunto “on Strategic Stability”
“Stabilità strategica nucleare” Sembra sottolineare un “congelamento”, un non-progresso nella strada del disarmo, quanto appare nell’intestazione del Joint Statement che i Presidenti Joseph R. Biden e Vladimir Putin hanno stilato lo scorso 16 giugno a Ginevra. Eppure è difficile, anche all’ombra dei disaccordi e della diffidenza reciproca dimostrati negli ultimi mesi dai due leader, non trovare in questo un piccolo spiraglio di speranza.
“La recente estensione del nuovo Trattato START esemplifica il nostro impegno per il controllo degli armamenti nucleari. Oggi riaffermiamo il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta.
Coerentemente con questi obiettivi, gli Stati Uniti e la Russia avvieranno insieme un dialogo bilaterale integrato di stabilità strategica nel prossimo futuro, che sarà deliberato e solido. Attraverso questo Dialogo, cerchiamo di gettare le basi per future misure di controllo degli armamenti e di riduzione dei rischi.”
Osserviamo che alcuni passaggi della dichiarazione ricalcano quasi alla lettera quanto ha voluto sottolineare l’appello redatto dalle Organizzazioni IPPNW e Pugwash e consegnato nei giorni precedenti ai governi russo e statunitense:
“Nella loro cooperazione per creare il Trattato di non proliferazione del 1968, i vostri predecessori limitarono la diffusione delle armi più pericolose mai inventate e impegnandosi alla loro completa eliminazione. I successivi trattati bilaterali ne hanno ridotto il numero di oltre l’85%.”
“Vi invitiamo a mostrare di nuovo lo stesso coraggio e lo stesso senso di urgenza quando vi incontrerete a Ginevra. Nello specifico, vi invitiamo a:
- Riaffermare la dichiarazione congiunta di Mikhail Gorbachev e Ronald Reagan: “Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”.
- Impegnarsi in un dialogo strategico bilaterale che sia regolare, frequente, completo e
orientato al risultato che porta a un’ulteriore riduzione del rischio nucleare che incombe sul mondo e alla riscoperta della strada per un mondo libero dalle armi nucleari.”
E’ stato lo Statement congiunto un’operazione “di facciata” per indorare la pillola a favore dei media e degli attivisti? Un inno alle buone intenzioni? Vedremo quanto nel prossimo futuro accadrà.
Anche perché dietro alla Bomba ci sono meccanismi economici e finanziari immensi che la sola politica – anche si trattasse di buona politica – difficilmente riuscirebbe a smantellare. Deve rimanere sempre alta l’azione di tutti noi, organizzazioni e movimenti. Focalizzando l’attenzione anche a tutti questi aspetti “di contorno” nella ramificata catena dell’industria del nucleare.