E’ sempre più preoccupante la situazione in Estremo Oriente. Ad appena un mese dalla storica Conferenza di Oslo, dove relazioni scientifiche rigorose hanno descritto davanti ai rappresentanti di 127 Paesi le conseguenze devastanti di un conflitto nucleare, l’impossibilità di fornire cure e sollievo ai sopravvissuti e l’impatto che un conflitto anche locale produrrebbe a lungo termine sull’intero pianeta, eccoci di nuovo a un passo dallo sperimentare sulla nostra pelle quanto imparato.
Ed è desolante notare come i media nazionali sottovalutino il problema; forse manca la percezione del pericolo, immaginando che un conflitto laggiù non avrebbe conseguenze altrove? Certo anche la ridotta attenzione di giornali e televisioni a quanto discusso il 4 e 5 marzo in Norvegia è stato un segno dell’incapacità a “guardare lontano”, al dare priorità ai problemi globali anziché ai fatti di cronaca e politica italiana.
Lo scorso 5 aprile i CoPresidenti mondiali americano, russo, australiano e nigeriano dell’IPPNW hanno redatto una lettera (qui sotto in allegato), che è stata inviata ai massimi esponenti delle due Coree, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone e di cui è stata richiesta la massima diffusione a livello mondiale, interessando le ambasciate e i media dei Paesi cui questo messaggio è arrivato.
E’ questo un segno della preoccupazione di chi proprio a Oslo aveva descritto – come medici attenti e consapevoli – il meccanismo devastante allo scoppio di una Bomba, esaminando con precisione gli effetti alle varie distanze dal luogo dell’esplosione e via via arrivando alle cause e conseguenze a breve, medio e lungo termine sull’ecosistema globale.