Due importanti eventi si stanno svolgendo in questi giorni a Oslo in Norvegia.
Organizzata dal governo norvegese, ecco infatti aprire i lavori, il 4 e 5 marzo, la Conferenza diplomatica “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons”, tema scottante che vede riuniti rappresentanti di almeno 120 Stati, e già questo è un fatto positivo visto l’incremento di presenze rispetto all’edizione precedente.
Ecco una traduzione dalla pagina web del Ministero degli Esteri:
“Una deflagrazione nucleare, sia essa intenzionale o accidentale, causerebbe effetti catastrofici a breve e a lungo termine, umanitari, economici e ambientali, con implicazioni globali.
Sebbene esista una consapevolezza estesa dell’importanza delle conseguenze umanitarie di un’esplosione nucleare, come dimostra il documento finale dell’ultima Revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, è tuttora limitata una consapevolezza diretta di tali danni.
Il programma della Conferenza include presentazioni mostrate da esperti e discussioni riguardanti tre aspetti chiave: primo, l’impatto umano immediato di un’esplosione nucleare; secondo, le ampie conseguenze possibili, economiche e ambientali; e terzo, la preparazione, comprendendo piani e capacità esistenti per rispondere a tale tipologia di disastro.”
Quasi in contemporanea e con breve anticipo rispetto alla conferenza diplomatica, è terminata lo scorso 3 marzo, organizzata da ICANW, la “due giorni” del Forum internazionale della Società Civile, per dimostrare – come descritto nella pagina di ICANW che invita al Forum – che un trattato per abolire le armi nucleari è possibile e necessario con urgenza.
Sono state invitate centinaia di aderenti da ogni parte del mondo (ricordiamo che la Conferenza diplomatica non è aperta al pubblico) attivandosi con resoconti, gruppi di lavoro informativi e discussioni.
Ecco allora Oslo diventare un fulcro importante nelle questioni urgenti del disarmo nucleare, nelle due caratterizzazioni dell’impegno per scongiurare l’olocausto globale: l’incontro di esperti e di rappresentanti governativi degli Stati partecipanti, e il grido consapevole di chi nella Società Civile non vuole aspettare troppo tempo. E’ sperabile che una comunicazione fattiva possa generarsi e arrivi presto a interagire nelle decisioni di chi dovrebbe guidarci e proteggerci. Almeno nei tempi di attuazione di un accordo concreto per un disarmo globale e totale, e prima che accada l’irreparabile.
Link e note