Si conclude la Conferenza di Nayarit

Terminati i lavori della seconda Conferenza “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons”. La dichiarazione finale di Ray Acheson

Ray-Acheson-Reaching-Critical-WillParlo a nome della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, una coalizione di oltre 350 organizzazioni in 90 Paesi.

Ci è stato dato nel corso degli ultimi due giorni un ricordo agghiacciante di ciò che sono e cosa fanno le armi nucleari.
Esse non portano sicurezza. Esse portano morte e distruzione su una dimensione che non può essere giustificata per alcun motivo.

L’affermazione, da parte di alcuni Stati, che continuano ad avere bisogno di queste armi per scoraggiare i propri avversari, è stata descritta, con prove presentate a questa conferenza e a Oslo, come un gioco d’azzardo spericolato e impunito con il nostro futuro.
Gli effetti immediati anche di una sola detonazione di armi nucleari sono scioccanti e travolgenti. La sua forza distruttiva provoca scene da incubo di morte e disperazione.

Una detonazione provoca decine di migliaia di vittime e infligge danni immediati e irreversibili a infrastrutture, industria, mezzi di sussistenza e vite umane. Gli effetti persisteranno nel tempo, devastando la salute umana, l’ambiente e le nostre economie per gli anni a venire. Tali impatti saranno devastanti con la produzione alimentare e spiazzanti intere popolazioni. Come abbiamo sentito qui da scienziati e medici, l’uso di meno dell’uno per cento degli arsenali esistenti contro le città avrebbe conseguenze estreme e durature per il clima della Terra e per l’agricoltura. Ciò metterebbe miliardi di vite in pericolo.

L’esistenza di armi nucleari genera grande rischio. Ci sono stati numerosi casi in cui l’incidenza di una detonazione nucleare accidentale ci ha appesi sul filo del rasoio. E abbiamo recentemente sentito un certo numero di rapporti sul declino nell’atmosfera operativa e il comportamento inquietante nei presunti “comandi e controlli” di questi arsenali.
Tali incidenti sono possibili, però, perché le dottrine militari degli Stati dotati di armi nucleari e alcuni dei loro alleati richiedono preparativi per l’ uso deliberato delle armi nucleari – in molti casi in pochi minuti da quando un ordine viene dato. Il rischio di conflitto tra gli Stati che possiedono armi nucleari è una diretta conseguenza del possesso e delle relazioni nella deterrenza nucleare.

Mentre le armi nucleari non sono state utilizzate in azioni di guerra da quando gli Stati Uniti sganciarono due bombe su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, hanno tuttavia creato catastrofi ambientali e sanitarie in tutto il mondo. Test nel Pacifico, in Kazakhstan, negli Stati Uniti, in Africa , Asia meridionale e Cina hanno causato danni profondi all’ambiente e alla salute umana.
Le armi nucleari minano anche lo sviluppo e il raggiungimento della parità economica e sociale globale. La manutenzione e la modernizzazione delle armi nucleari devia vaste ed essenziali risorse necessarie per rispondere ai bisogni umani reali, inclusi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Nonostante questa evidenza sull’orrore, l’instabilità e l’ingiustizia generati dalle armi nucleari, alcuni insistono sul fatto che non vedremo la loro eliminazione nella nostra vita. Questio dipende se siamo disposti ad accettare il rischio in cui viviamo oggi. Se non agiamo, verranno utilizzate, sia per caso, progetto o errore di calcolo. Le uniche domande sono quando, dove e quante.

5419dde8a1b0d11714f167a8_NUKEA differenza delle altre armi di distruzione di massa – armi chimiche e biologiche – le armi nucleari non sono ancora soggette a un divieto legale esplicito. Ora è il momento di affrontare questa anomalia, che è stato permesso di persistere troppo a lungo.
I paesi che hanno rinunciato alle armi nucleari, la stragrande maggioranza, hanno preso la decisione giusta per la sicurezza dei loro Paesi e le loro popolazioni e per la sopravvivenza della vita sulla Terra. Quegli stessi Paesi hanno ora l’opportunità di far avanzare non solo l’agenda umanitaria, ma anche il nostro futuro umano negoziando un trattato che vieti le armi nucleari.

Saremmo lieti di avere la partecipazione degli Stati dotati di armi nucleari. Ma la maggior parte di loro hanno dimostrato la loro riluttanza a impegnarsi in modo costruttivo; tanto meno da protagonisti in un tale processo.
La storia dimostra che i divieti legali di sistemi di arma – il loro possesso nonché il loro uso – faciliterebbero la loro eliminazione. Le armi dichiarate fuorilegge diventano sempre più viste come illegittime. Esse perdono il loro status politico e, con esse, il denaro e le risorse per la loro produzione, ammodernamento, proliferazione, mantenimento.

Per noi, l’annuncio della prossima riunione a Vienna indica la volontà tra i governi a passare da una discussione sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari ad una discussione su ciò che deve essere fatto per assicurarsi che essi non possono mai essere riutilizzati.
Liberare il mondo dalle armi nucleari richiederà coraggio. Ci vorrà la leadership degli Stati liberi dalle armi nucleari. Mostrate la leadership e avrete il sostegno della Società Civile.

E’ l’ora. E’ il momento di cambiare lo status quo. E’ il momento di bandire le armi nucleari.

Ray Acheson, ICAN International Steering Group and Reaching Critical Will of WILPF


Vedi anche: The urgency of banning nuclear weapons il video presentato alla Conferenza

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The Humanitarian Impact of Nuclear Weapons

LogoNayaritUn anno dopo. La conferenza di Oslo “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons” di cui ampiamente parlammo su queste pagine, per la prima volta portò al mondo un approccio totalmente diverso sui temi del disarmo atomico. Al termine degli incontri di Oslo, coronati da un enorme successo di interesse internazionale e di riscontri positivi da parte di governi, ONG e altri partner della Società Civile, venne annunciato un secondo appuntamento, questa volta a Nayarit, nel Messico.
Ed ecco adesso raccogliere il testimone la seconda Conferenza sull’impatto umanitario di un possibile conflitto nucleare, aperta proprio quest’oggi a Nuevo Vallarta, Nayarit (Messico).

Così scrive la Segreteria del Ministero per gli Affari Esteri messicano, nella pagina di presentazione ed invito alla Conferenza:
E’ importante approfondire la nostra comprensione degli effetti delle armi nucleari, legando le conseguenze – globali e a lungo termine – di una detonazione nucleare, accidentale o intenzionale, al punto di vista e alle variabili della società del 21° secolo. I governi, le organizzazioni internazionali e la Società Civile sono invitati a partecipare con delegazioni multisettoriali, a livello di esperti, con specialisti in settori quali la sanità pubblica o l’assistenza umanitaria, questioni ambientali e protezione civile, così come diplomatici e militari esperti.
E l’invito, a quanto pare, è stato accolto.
Per seguire gli eventi e i discorsi numeroso materiale è disponibile, in particolare la diretta Web TV in streaming della Conferenza (prendere nota che il fuso orario messicano è 7 ore indietro rispetto a noi). I lavori termineranno domani sera 14 febbraio alle 18:30 ora locale quindi al momento è ancora ampia la finestra mediatica per chi è interessato all’evento in diretta.
Qui sotto nelle note sono segnati tutti i link, mentre altro materiale è scaricabile in fondo all’articolo o dalle pagine web ufficiali.

Per approfondire

 

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Humanitarian Impact of Nuclear Weapons

5419dde8a1b0d11714f167a8_NUKERilanciamo la situazione di estrema attualità denunciata dalla passata Conferenza di Oslo (4-5 marzo 2013) riportando qui il report “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons”, commissionato dal Ministero degli Esteri norvegese incaricando l’International Law and Policy Institute (ILPI) per la pubblicazione.

Una prima introduzione sottolinea come sia molto più a rischio l’umanità oggi rispetto agli anni della Guerra Fredda, nonostante la minore quantità di ordigni tuttora presenti ma con un numero molto maggiore di Stati detentori e quindi di potenziali protagonisti dell’olocausto atomico. E’ quindi legittimo chiedersi quali possano essere le conseguenze per gli esseri umani, la società e l’ambiente, nel caso di un possibile conflitto; ed ecco allora quale sia stato lo scopo e l’importanza della Conferenza del marzo scorso.
Già in passati articoli redatti in questi mesi abbiamo descritto gli scenari atroci del “Day After” (oltre che degli anni e decenni a venire). Qui vengono cronologicamente presentati ed efficacemente illustrati nelle pagine successive del documento, mentre i numerosi riquadri a corredo delle immagini portano ad approfondire l’impatto che numerosi eventi nella nostra “era atomica” (compresi i vari test nucleari) hanno portato sulle persone e sull’ambiente.
E non si creda che tutto questo debba per forza iniziare con un’aggressione decisa da un “Nuclear State”: dei conflitti scansati per un soffio, il report ne descrive qualcuno, tra cui quanto successe nel 1995 (quindi ben dopo la fine della Guerra Fredda e della dissoluzione dell’impero sovietico) quando – a causa dell’errata convinzione che il lancio dalla Norvegia di un razzo per ricerche scientifiche fosse l’inizio di un attacco – l’esercito russo venne attivato in stato di massima allerta, e per la prima volta nella storia venne aperta la “valigetta nucleare” russa.
Nel documento, quindi, un monito ripetutamente espresso da più parti e che ha trovato eco in numerose iniziative e Risoluzioni (si veda ad esempio quanto descritto a riguardo del Piano quadriennale Working towards the elimination of nuclear weapons” redatto dalla Croce Rossa Internazionale e dalla Mezzaluna Rossa). Ci auguriamo che l’eco di questa crescente preoccupazione investa non solo ONG e Società Civile ma anche e soprattutto chi del nostro pianeta detiene il governo e le sorti.

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ICAN: 124 Stati condannano gli effetti inaccettabili delle armi nucleari

FOR IMMEDIATE RELEASE 

NEW YORK – Una dichiarazione congiunta sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari è stata consegnata oggi dalla Nuova Zelanda presso l’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Esprimendo profonda preoccupazione per le conseguenze catastrofiche che qualsiasi uso di armi nucleari comporterebbe, oltre che per la loro capacità distruttiva incontrollabile e dalla natura indiscriminata, la dichiarazione della Nuova Zelanda è stata firmata da 123 altri stati membri.
La Campagna Internazionale per l’Abolizione delle armi Nucleari (ICAN), una coalizione con più di 300 membri in 80 paesi, accoglie la dichiarazione e l’iniziativa mostrata dagli Stati non dotati di armi nucleari (tra cui alcuni Stati “sotto l’ombrello nucleare”) a guidare un nuovo discorso riguardo la globale minaccia umanitaria rappresentata dalle armi nucleari, un discorso che si può concludere solo con la decisione di rendere illegali queste armi una volta per tutte.
Nel solo 2013, il numero di Stati e organizzazioni internazionali, costretti dall’innegabile evidenza dell’impatto umanitario degli ordigni nucleari, che esprimono la profonda preoccupazione per gli scarsi progressi del disarmo nucleare, è cresciuta in modo esponenziale. Nel marzo 2013, la Conferenza sull’impatto umanitario di armi nucleari tenuta a Oslo ha concluso che nessun piano di intervento internazionale possa effettivamente essere messo in atto per rispondere a un’esplosione nucleare. Nel mese di settembre, la prima riunione ad alto livello sul disarmo nucleare convocata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nonostante la resistenza degli Stati nucleari, ha testimoniato la crescente importanza degli Stati per far fronte all’impatto umanitario delle loro armi e registrato i numerosi appelli a favore di una interdizione delle armi nucleari.  Sulla base di questa spinta, il Messico ha annunciato una conferenza per continuare la discussione riguardo l’impatto umanitario di armi nucleari, che si terrà il prossimo febbraio a Nayarit.
“L’attenzione umanitaria sulle armi nucleari ha nuovamente dimostrato di avere successo. Un numero crescente di Stati stanno mostrando preoccupazione per il danno inaccettabile che queste armi di distruzione di massa minacciano di scatenare. Questo dibattito rafforza la nostra fiducia e risolvere che ci sia una via d’uscita credibile verso la proibizione delle armi nucleari “, afferma Beatrice Fihn, membro del gruppo direttivo internazionale di ICAN.
Una singola esplosione nucleare in zona urbana ucciderebbe immediatamente centinaia di migliaia di persone e lascerebbero senza soccorso altre centinaia di migliaia di persone. Un più ampio uso di armi nucleari potrebbe causare cambiamenti climatici che potrebbero inficiare globalmente la produzione agricola e portare ad una carestia di massa le popolazioni più vulnerabili del mondo. Studi su studi hanno sottolineato l’incapacità di prevenire o curare le vittime civili su larga scala. Attenuare tale catastrofe è semplicemente impossibile.
“I 124 governi che hanno co-sponsorizzato questa importante dichiarazione sull’impatto umanitario delle armi nucleari stanno mettendo la sicurezza delle loro popolazioni al di sopra delle giustificazioni militariste che alcuni Stati pongono nel dotarsi di armi nucleari”, ha detto la dott. Rebecca Johnson, co-presidente di ICAN. “Un’azione diplomatica per vietare ed eliminare le armi nucleari sarà il modo migliore per evitare nel futuro una catastrofe nucleare”.

Nota: Traduzione dal testo originale su

Appuntamento a Oslo

Due importanti eventi si stanno svolgendo in questi giorni a Oslo in Norvegia.
Organizzata dal governo norvegese, ecco infatti aprire i lavori, il 4 e 5 marzo, la Conferenza diplomatica “Humanitarian Impact of Nuclear Weapons”, tema scottante che vede riuniti rappresentanti di almeno 120 Stati, e già questo è un fatto positivo visto l’incremento di presenze rispetto all’edizione precedente.

Ecco una traduzione dalla pagina web del Ministero degli Esteri:

“Una deflagrazione nucleare, sia essa intenzionale o accidentale, causerebbe effetti catastrofici a breve e a lungo termine, umanitari, economici e ambientali, con implicazioni globali.
Sebbene esista una consapevolezza estesa dell’importanza delle conseguenze umanitarie di un’esplosione nucleare, come dimostra il documento finale dell’ultima Revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, è tuttora limitata una consapevolezza diretta di tali danni.
Il programma della Conferenza include presentazioni mostrate da esperti e discussioni riguardanti tre aspetti chiave: primo, l’impatto umano immediato di un’esplosione nucleare; secondo, le ampie conseguenze possibili, economiche e ambientali; e terzo, la preparazione, comprendendo piani e capacità esistenti per rispondere a tale tipologia di disastro.”

Quasi in contemporanea e con breve anticipo rispetto alla conferenza diplomatica, è terminata lo scorso 3 marzo, organizzata da ICANW, la “due giorni” del Forum internazionale della Società Civile, per dimostrare – come descritto nella pagina di ICANW che invita al Forum – che un trattato per abolire le armi nucleari è possibile e necessario con urgenza.
Sono state invitate centinaia di aderenti da ogni parte del mondo (ricordiamo che la Conferenza diplomatica non è aperta al pubblico) attivandosi con resoconti, gruppi di lavoro informativi e discussioni.

Ecco allora Oslo diventare un fulcro importante nelle questioni urgenti del disarmo nucleare, nelle due caratterizzazioni dell’impegno per scongiurare l’olocausto globale: l’incontro di esperti e di rappresentanti governativi degli Stati partecipanti, e il grido consapevole di chi nella Società Civile non vuole aspettare troppo tempo. E’ sperabile che una comunicazione fattiva possa generarsi e arrivi presto a interagire nelle decisioni di chi dovrebbe guidarci e proteggerci. Almeno nei tempi di attuazione di un accordo concreto per un disarmo globale e totale, e prima che accada l’irreparabile.


Link e note